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Colombina - (Oh, eccolo il signor Anselmo). (da sé)
Don Flaminio - Quella giovane, non siete voi di casa di donna Eleonora?
Colombina - Sì signore. (camminando verso Anselmo)
Don Flaminio - È ella in casa?
Colombina - Sì signore. (come sopra)
Don Flaminio - Posso essere a riverirla?
Colombina - Signor Anselmo, la mia padrona vi riverisce e mi manda da voi con questo viglietto. Fortuna che vi ho ritrovato vicino, che mi avete risparmiata la strada.
Don Flaminio - Signor Anselmo, mi rallegro con voi. Viglietti di dame?
Anselmo - Con sua licenza, mi permetta ch'io legga. (si scosta per leggere)
Don Flaminio - Leggete pure, non v'impedisco. (accostandosi con curiosità)
Anselmo - Ma, signore, compatisca. Non voglio ch'ella veda i fatti miei.
Don Flaminio - Sarà qualche gran segreto.
Anselmo - O segreto, o non segreto, la civiltà insegna a non guardare i fatti de' galantuomini.
Don Flaminio - Un mercante vorrà insegnare le creanze ad un cavaliere?
Anselmo - Or ora le risponderò. (si ritira in disparte, e legge piano)
Don Flaminio - E così, come vi dicevo, quella giovane, stassera verrò a riverire la vostra padrona.
Colombina - Ma chi è in grazia V. S.?
Don Flaminio - Sono don Flaminio del Zero, quegli che deve favellare a donna Eleonora per ordine di suo marito.
Colombina - Ho capito: ella è il padrone di Balestra. Venga, venga, che è aspettato con ansietà.
Anselmo - Ho inteso tutto. Dite alla vostra padrona che sarà servita. (a Colombina)
Colombina - Sì, signore, ma presto, perché l'ora s'avanza.
Anselmo - Vado subito al negozio e mando uno de' miei garzoni.
Colombina - La riverisco, signor Anselmo; serva, signor don Flaminio. (parte)