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A SUA ECCELLENZA LA NOBILE DONNA MARINA SAGREDO PISANI
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A SUA ECCELLENZA
Che dirà il Mondo di me, Nobilissima Dama. una Commedia mia veggendomi al venerabile Nome Vostro arditamente raccomandare? Ammireranno i più docili la benignità e la clemenza, onde accogliermi sotto il Patrocinio Vostro non isdegnate; e imputeranno a temerità mia gl’indiscreti un simile avanzamento. Vadano pure a declamare ad altissima voce per le botteghe contro di me non solo, ma entro quelli ancora che delle opere mie si compiacciono, maltrattando la Commedia in genere, le mie biasimando in specie. Non verrà ad essi fatto di screditarmi con tutto lo sforzo dell’arte loro oratoria. Il Nome grande dell’E. V. basterà ad avvilirli; poiché quantunque imperfette sieno le mie, Commedie, quando sofferte sono ed ascoltate da una Dama di tanto sapere e di sì ottimo gusto fornita, può ciaschedun altro imputare a se medesimo la noia che ne risente.
Iddio ha collocato l’E. V. in un posto luminoso, onde risplender possano le di Lei virtù. La Famiglia Sagredo, dov’Ella è nata, quella de’ Pisani, dov’è collocata, sono delle più antiche, delle più illustri e delle più doviziose della repubblica. Rimasta Ella vedova in età verde ancora, diè prove assai manifeste della più rara prudenza, vegliando all’educazione dell’unico suo figliuolo, in cui della Repubblica Serenissima riposano le più giulive speranze. Molto promette in vero il nobilissimo pargoletto, ripieno di quello spirito che ammirasi nell’alta sua Genitrice, e che col tempo lo renderà di tutte le di Lei virtù imitatore e partecipe. Infiniti sono i pregi che adornano l’E. V., né vaglio io a descriverli, né d’uopo è farlo in una Città che li conosce, li venera, e fa di essi sua gloria; ma siami lecito almeno far parola così di volo d’una virtù, che in voi fra le altre risplende, siccome il sole tra l’infinito numero delle stelle. Questa è la preziosa umiltà di cuore, regolata dalla prudenza, la quale, senza togliere il suo diritto alla Nobiltà, odia il soverchio fasto, e si fa padrona de’ cuori.
La superbia è la passione più ingannevole di tutte l’altre, privando ella medesima di quel bene, che col mezzo lusinga gli uomini di conseguire. Fa torto a se medesimo chi mendica dall’alterigia il rispetto; ed è un tesoro maggiore di tutti gli altri, possedere l’amore delle persone, e lodare la Provvidenza che abbia sì bene i doni suoi collocati.
Chi più dell’E. V. ragione avrebbe d’insuperbire per la nascita, per la ricchezza e per la virtù medesima? Ma quest’ultimo fregio, quello è che, a fronte degli altri due, mantiene nell’animo vostro una esemplare moderazione, onde sì bene sostener sapete il decoro del grado vostro sublime, ed usare insieme atti d’umanità, di benignità e gentilezza cogli inferiori medesimi. Questi accrescer non possono la grandezza vostra, ma si consolano che in voi risplenda, e degna vi conoscono di possederla.
Io, più degli altri misero di talento e di fortuna, appena ebbe l’onore di presentarmi a V. E., conobbi la giustizia che tutto il Mondo vi rende, e per quell’abito che fatto mi sono di scandagliare gli animi delle persone, ho trovato nell’E. V. virtù vera, virtù singolare, che anima, che consola, e che a me medesimo diè coraggio di offerirvi coll’umilissima servitù mia questa fortunata opera della mia penna.
La Dama Prudente è un argomento che a Voi perfettamente conviene. Vero è che le contingenze di Donna Eularia sono stravagantissime, e dalla situazione vostra remote; ma la Prudenza è sempre la virtù medesima, in qualunque circostanza ritrovisi; e nel dedicare all’E. V. questa Commedia ho avuto in animo di scegliere un argomento, che vaglia più di qualunque altro a piacervi. Se tale avventura posso, promettermi, felice me, e felicissimo me oltremodo, se mi concedete l’onore di poter essere, quale con profondissimo ossequio mi sottoscrivo,
Di Vostra Eccellenza
Umiliss. Divotiss. ed Obbligatiss. Serv.