Carlo Goldoni
La dama prudente

ATTO PRIMO

SCENA PRIMA

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ATTO PRIMO

 

 

 

SCENA PRIMA

 

Camera di donna Eularia.

 

Colombina che sta facendo una scuffia, ed il paggio.

 

COL. Paggio, fatemi un piacere, datemi quelle spille.

PAGG. Volentieri, ora ve le do. (le va a prendere da un tavolino)

COL. Non vi è cosa che mi dia maggior fastidio, quanto il far le scuffie. Poche volte riescono bene. La mia padrona è facile da contentare; non è tanto delicata, ma se va in conversazione, subito principiano a dire: Oh, donna Eularia, quella scuffia non è alla moda. Oh, quelle ale sono troppo grandi! La parte diritta vien più avanti della sinistra. Il nastro non è messo bene; chi ve l’ha fatta? La cameriera? Oh, che ignorante! Non la terrei, se mi pagasse. Ed io non istarei con quelle sofistiche, se mi facessero d’oro.

PAGG. Eccovi le spille.

COL. Caro paggino, venite qui. Sedete appresso di me. Tenetemi compagnia.

PAGG. Sì, sì, starò qui con voi, giacché la padrona mi ha mandato via dall’anticamera, e mi ha ordinato non andare, se non mi chiama.

COL. Ha visite la padrona?

PAGG. Oibò: vi è il padrone in camera con esso lei.

COL. Sì sì, vi è il padrone, e vi hanno mandato via? Ho capito.

PAGG. Io so perché mi hanno mandato via.

COL. Oh, vi avranno mandato via, perché quando marito e moglie parlano insieme, il paggio non ha da sentire.

PAGG. Non parlavano. (ridendo)

COL. Che cosa facevano?

PAGG. Il padrone gridava.

COL. Con chi gridava?

PAGG. Colla padrona.

COL. E ella che cosa diceva?

PAGG. Ella parlava piano, e non potevo intendere. Solo sentivo che gli diceva: Dite piano, non vi fate sentire dalla servitù.

COL. Ma il padrone perché gridava?

PAGG. Diceva: Sia maladetto quando mi sono ammogliato.

COL. (Che diavolo di uomo! Impazzisce per la gelosia, ed ha una moglie prudente, che è lo specchio dell’onestà e della modestia). (da sé)

PAGG. Oh! ho sentito da lei queste parole: Non anderò in nessun luogo, starò in casa; e il padrone ha risposto: Alla conversazione bisogna andare.

COL. (Sì, sì, è vero. Vuol ch’ella vada alla conversazione, permette che riceva visite, che si lasci servire, e poi more, e spasima, e la tormenta per gelosia). (da sé)

PAGG. Oh, questa è bella. Sentite cosa le ha detto: Voi, dice, vi fate bella per piacere alla conversazione.

COL. Ed ella che cosa ha risposto?

PAGG. Non ho potuto sentire. Non mi ricordo un’altra cosa... e sì era bella... Oh sì, ora mi sovviene. Dice: Non voglio che andiate tanto scoperta. La padrona si è messa a ridere; e il padrone si è cavata con rabbia la parrucca di testa, e l’ha gettata sul fuoco.

COL. Oh bello! Oh caro!

PAGG. Io ho veduto questa bella cosa dalla portiera, e mi son messo a ridere forte forte. La padrona mi ha sentito, e mi ha cacciato via.

COL. In verità, si sentono delle belle cose.

PAGG. Io ho paura che il padrone diventi pazzo.

COL. Se non avesse per moglie una dama prudente, a quest’ora sarebbe legato.

PAGG. Ma che diavolo ha?

COL. Non lo so.

PAGG. Ho sentito a dir ch’è geloso.

COL. Chi ve l’ha detto?

PAGG. Che cosa vuol dir geloso?

COL. Non lo sapete?

PAGG. Io no.

COL. Tanto meglio.

PAGG. Cara Colombina, ditemi. Cosa vuol dire?

COL. (È meglio deluderlo, per non tenerlo in malizia). (da sé) Geloso vuol dir gelato, che ha freddo.

PAGG. E cos’è quella cosa che il padrone vuole che la padrona tenga coperta?

COL. La testa, acciocché non si raffreddi. (Questi ragazzi vogliono saper tutto). (da sé) Ecco la padrona.

PAGG. Non gli dite nulla di quello che vi ho detto.

COL. No no, non dubitate.

PAGG. Ascolterò e vi racconterò tutto.

 

 

 


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