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Donna Eularia, poi don Roberto.
EUL. Con mio marito non so quasi più come vivere. Io l’amo, lo venero e lo stimo, ma mi tormenta a segno che mi mette alla disperazione.
ROB. Vi occorre nulla da me? Vado via.
ROB. Vado dal gioielliere, per assicurarmi se sia terminato il vostro gioiello.
EUL. Se non uscite che per questa sola cagione, potete restare in casa.
ROB. Con questa occasione farò chiamare il sarto, e lo minaccerò ben bene, se non vi porta il vestito nuovo.
EUL. Che importa a me di averlo così presto?
ROB. Anderete alla conversazione, e ho piacere che abbiate un vestito nuovo.
EUL. Io sto volentieri in casa; alla conversazione posso far a meno di andarvi.
ROB. Siete stata invitata, dovete andare.
EUL. Posso mandare a dire che mi duole il capo.
ROB. Oh! non facciamo scene, andate.
EUL. Che importa a voi ch’io vada o non vada?
ROB. Se non andate, si dirà che io non vi ho voluto lasciare andare per gelosia.
EUL. Dunque si sa che siete geloso.
ROB. Io geloso? Mi maraviglio di voi. Mi volete far dare al diavolo un’altra volta? Non sono mai stato geloso, non lo sono e non lo sarò. (alterato)
EUL. Via, via, scusatemi, non lo dirò più.
ROB. Non voglio né che lo diciate, né che lo pensiate.
EUL. Non mi date delle occasioni...
ROB. Che occasioni vi do io? Che occasioni?