Carlo Goldoni
La dama prudente

ATTO SECONDO

SCENA PRIMA

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ATTO SECONDO

 

 

 

SCENA PRIMA

 

Camera di donna Eularia.

 

Donna Eularia e don Roberto.

 

EUL. Che damina garbata è quella donna Emilia! In verità, mi è piaciuta assaissimo.

ROB. Certamente si vede che ella è di ottimi costumi. Convien dire che al suo paese le donne si allevino con delle buone massime.

EUL. Le buone massime s’insegnano da per tutto.

ROB. Si insegnano, ma non si osservano.

EUL. Don Roberto, voi siete malcontento. Avete qualche cosa che vi disturba.

ROB. Sempre non si può essere d’un umore.

EUL. È qualche tempo che vi vedo costante in una spezie di melanconia.

ROB. Quanto tempo sarà?

EUL. Se ho a dire il vero, mi pare da che mi avete sposato.

ROB. Eh, signora, v’ingannerete. Parerà a voi così, perché forse, dopo che siete mia moglie, mi guarderete con un altr’occhio.

EUL. In quanto a me, sono la stessa che io era prima di prendervi.

ROB. Dunque m’avrò cambiato io.

EUL. Potrebbe darsi.

ROB. Mi avete dato voi occasion di cambiarmi?

EUL. Certamente io non lo so.

ROB. Eppure, se questa mia mutazione fa più senso agli occhi vostri che ai miei, sarà perché ne troverete in voi la cagione.

EUL. Io non so d’avervi dato alcun dispiacere. Se vado alle conversazioni, se ricevo visite, siete causa voi...

ROB. Ecco qui; subito si mettono in discorso le visite, le conversazioni, come se io fossi geloso.

EUL. Non dico che siate geloso, perché non avete occasione di esserlo.

ROB. Non ho occasione di esserlo?

EUL. No certamente. In primo luogo, io non ho né bellezza, né grazia, per tirarmi dietro gli ammiratori.

ROB. Per bacco! Anche una scimia con tante diavolerie d’intorno ha da fare innamorare per forza.

EUL. Non mi pare di essere soverchiamente adornata.

ROB. Io non dico di voi. So che voi, quel che fate, lo fate per piacere a vostro marito. Dico di quelle che lo fanno per piacere agli altri.

EUL. Io non faccio...

ROB. Non parlo di voi. Vi torno a dire, le mie parole non sono dirette a voi; ma se ve le appropriate, saprete di meritarle.

EUL. Caro don Roberto, se vi pare che io non sappia ben regolarmi...

ROB. Orsù; mutiamo . Mia zia sta meglio. Spero quanto prima risanerà.

EUL. Sì, sì, sta quasi bene del tutto.

ROB. Come lo sapete?

EUL. Ieri ho mandato a vedere di lei, e mi hanno fatto dire che non aveva più febbre.

ROB. Eppure questa mattina stava per morire.

EUL. Stava per morire? Poverina! (ridendo alquanto)

ROB. Come! Non lo credete?

EUL. Sì, sì, lo credo. (con bocca ridente)

ROB. Voi mi adulate. Voi credete che, col pretesto della zia, vi abbia voluto levare dalla conversazione; voi volete che io sia geloso. Maledetta la gelosia, maledetto chi lo dice, chi lo crede, chi lo è, chi non lo è.

EUL. Dunque maledite tutte le persone del mondo.

ROB. Io solo, io solo.

EUL. Ma perché?

ROB. Perché sono un pazzo.

EUL. Caro don Roberto, che cosa avete?

ROB. Niente. Penso agli affari miei. Ho cento cose che m’inquietano. L’economia della casa, la cura della famiglia, le liti, le corrispondenze, la moglie e cento altri imbarazzi.

EUL. Anche la moglie v’imbarazza?

ROB. Credete che a voi non pensi?

EUL. Spererei che il pensare a me non vi desse pena. Sapete pure quanto vi amo.

ROB. No... non mi pena.

EUL. Via, caro consorte, state allegro; consolatemi colla vostra solita giovialità. Stiamo in pace fra di noi; godiamoci quel poco di bene che la fortuna ci dona. Io non ho altro piacere che esser con voi. Tutto il resto del mondo è niente per me; e se voi mi private delle vostre amorose parole, sono la più infelice donna di questa terra.

ROB. (Sospira)

EUL. Ma perché sospirate?

ROB. Orsù, anderemo a star un mese in campagna. ci divertiremo fra di noi e staremo in quiete.

EUL. Sì, staremo benissimo. Faremo la nostra piccola conversazione. Verrà il medico, verrà il cancelliere.

ROB. Non voglio medici, non voglio cancellieri; in campagna non voglio nessuno.

EUL. Bene, staremo da noi.

ROB. Pare che non possiate vivere senza la conversazione.

EUL. Quelle sono persone da noi dipendenti.

ROB. Non avete detto che volete stare con me?

EUL. Certo, l’ho detto e lo ridico.

ROB. Bene, staremo da noi due. Un mese da noi due. Almeno un mese; almeno un mese.

EUL. Un mese? Sempre, sempre, quanto volete.

 

 

 


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