Carlo Goldoni
La dama prudente

ATTO SECONDO

SCENA QUINTA

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SCENA QUINTA

 

Colombina e detti.

 

COL. Signora padrona, ho fatto un goliè di mia invenzione. Vorrei, se si contenta, che se lo provasse.

EUL. Ora non ho volontà di provarlo.

COL. Almeno lo guardi.

ROB. (Ecco qui i grandi affari delle donne. Cuffie, manichetti, goliè! E tutto perché? Per parer belle). (da sé)

EUL. Non mi dispiace, è galante.

ROB. (Già le donne s’innamoran di tutto). (da sé)

COL. Ne ho veduto uno quasi simile al collo ad una dama forestiera, che tutti la guardavano per meraviglia.

ROB. Tutti la guardavano?

COL. Ma questo è assai più bello.

EUL. Che dite, don Roberto, vi piace?

ROB. Io dico che è una porcheria.

COL. Perché dice questo, signor padrone?

ROB. Sì, è una porcheria. Non vedi che è stretto stretto? I goliè sono fatti per coprire il petto, per tener caldo. Che cosa ha da coprire un goliè largo un dito? Mia moglie morirebbe dal freddo; non è per lei, non è per lei.

COL. Avete paura che non copra?

ROB. Animo, via di qua.

EUL. Per dire il vero, il goliè è bellissimo.

ROB. Vi piace?

COL. Se ella se lo mette al collo, parrà più bella il doppio.

ROB. Maledetta! (prende il goliè e lo straccia)

COL. (Ih! Che uomo indiavolato!) (da sé)

EUL. Via, a don Roberto non piace; egli è di buon gusto, e quel goliè non è ben fatto.

COL. Sicuro! Non è ben fatto! Ora lo dice per paura di lui. Ho durato tanta fatica!

ROB. Vien qui. Tieni. Ecco uno scudo.

COL. Uno scudo?

ROB. Sì, per la fatica che hai durato.

COL. Via, via, quand’è così, sto zitta. Guardate se avessi indosso qualche altra cosa da rompere, siete padrone. (parte)

 

 

 


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