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EUL. Qui si chiacchiera, e non si bada all’anticamera. Vi è gente che passeggia, e nessuno va a vedere chi è.
PAGG. Vado subito. (parte, poi ritorna)
EUL. Cara Colombina, io di voi sono contentissima. Questa sola cosa ho da rimproverarvi: colla servitù non si scherza.
COL. Il paggio è tanto ragazzo...
EUL. È ragazzo, è vero; ma sta volentieri in compagnia più colle donne che cogli uomini.
PAGG. Il signor marchese Ernesto vorrebbe farle le fusa torte.
EUL. Come?
COL. Zitto.
PAGG. Il signor Marchese è qui, per fare le fusa torte.
EUL. Povera me! Che cosa sento?
COL. (Oh diavolo maledetto!) (da sé)
EUL. Chi ti ha insegnato a dire queste parole?
EUL. Colombina! (guardandola)
COL. Fusa torte, secondo lui, vuol dir complimenti. Non è vero?
PAGG. Sì, signora, complimenti, ma lo dico per metafora, come mi ha insegnato Colombina.
EUL. Orsù, di’ al Marchese che passi. (il Paggio parte) Colombina carissima, il paggio intende che le fusa torte voglia dir complimenti, e voi a che motivo mettete in campo simili ragionamenti?
COL. Signora, io faccio... perché il paggio parla e non sa che cosa si dica.
EUL. Badate a voi, e non fate ch’io vi abbia a cacciare da questa casa.
COL. Signora, per amor del cielo...
EUL. Basta, ora non ho tempo per arrestarmi su questa cosa; ma voglio venir in chiaro, e se vi sarà qualche mistero, non me la passerò con indifferenza.
COL. Credetemi...
COL. (Ecco quel che si avanza a trattare coi ragazzi. È meglio trattar con uomini fatti). (da sé, parte)