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SCENA PRIMA
EUL. Che notte inquieta, che notte infelice è stata mai questa per me! Ogni ora mi pareva un secolo; ho desiderato l’alba di questo giorno con una grande impazienza. Lodato sia il cielo che mio marito, malgrado i suoi sospetti, non è arrivato a saper cosa alcuna né della prima, né della seconda rissa dei due imprudentissimi cavalieri. Vo’ far di tutto che non lo sappia. Dicesi con ragione essere la notte la madre de’ pensieri: quella passata me ne ha somministrati parecchi, e fra quelli procurerò di preferire i migliori. Mio marito ancor dorme; dorma pure, riposi quieto, che io frattanto veglierò opportunamente al riparo della nostra riputazione. Ecco Anselmo che viene. Un servitore antico di casa mia, che mi ha veduta nascere e che si addossa con zelo tutte le mie premure, non mancherà di assistermi e di secondarmi.