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ROB. Che mi vengano a vestire, e a voi devo parlare.
EUL. Fatevi vestire da Anselmo.
ROB. Dove sono costoro? Dov’è il paggio? Dov’è Fabrizio?
EUL. Il paggio verrà con me in carrozza. Fabrizio l’ho mandato coll’ambasciata da donna Rodegonda.
ANS. Illustrissimo, anch’io servo; perché non vuole che abbia l’onor di vestirla?
ROB. Via, andiamo, che vi ho da dare degli ordini. Ve li darò vestendomi. Non vedo l’ora di veder Castelbuono! Questo paese non credeva che al mondo vi fosse, e se vi vado, avrò sempre paura che si distrugga. (parte)
EUL. Ebbene, com’è andata? (ad Anselmo)
ANS. Colombina e Fabrizio sono in calesse. Il paggio è all’osteria, che aspetta di montar a cavallo.
EUL. Avvertite di non lasciar mai solo don Roberto, accompagnatelo sempre, e procurate che non sappia nulla né del fatto dei cavalieri, né della servitù licenziata. Mi fido di voi.
ANS. Non dubitate, signora, sarete contenta. (parte)
EUL. Sempre più mi lusingo che il mio disegno abbia a riuscire perfettamente. Tutte quelle opere che tendono al bene, sono protette, sono secondate dal cielo. (parte)