Carlo Goldoni
La dama prudente

ATTO TERZO

SCENA UNDICESIMA

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SCENA UNDICESIMA

 

Donna Eularia e donna Rodegonda.

 

EUL. Amica, compatite se vengo a portarvi incomodo.

RODEG. Sempre care mi sono le vostre grazie.

EUL. Ditemi, donna Emilia parte oggi senz’altro?

RODEG. Partirà da qui a pochore.

EUL. Cara donna Rodegonda, io ho bisogno di voi.

RODEG. Comandatemi. Sapete che sopra di me avete tutto l’arbitrio.

EUL. Sapete che io di salute sto poco bene. I medici mi hanno consigliato di mutar aria, e tutti mi assicurano che l’aria del colle, essendo pura e sottile, mi gioverà infinitamente, e mi promettono da questa sola mutazion d’aria la mia salute perfetta. Più volte ho sollecitato a ciò mio marito; ma egli non ha trovato paese di sua soddisfazione. Ora si è innamorato di Castelbuono. Questa sarebbe l’occasione per me felice di respirare un’aria salubre, se donna Emilia non mi sdegnasse nella sua compagnia. Non intendo aggravarla di spesa, trattandosi di dover fare una specie di purga. Donna Emilia potrà provvedermi un alloggio, e mi basta la sua assistenza. Onde, amica mia dilettissima, a voi mi raccomando; impetratemi questa grazia, se vi preme la mia salute.

RODEG. Non volete altro? Sarete servita. Conosco donna Emilia; ella avrà ambizione di condurre con lei una sì amabile compagnia.

EUL. Ma s’ella non mi accorda di procurarmi un alloggio con libertà, non accetterò le sue grazie.

RODEG. Farà tutto quel che volete, di ciò assicurar vi posso. Andiamo a darle questa nuova felice. La vedrete balzar dal contento.

EUL. Aspettate un momento. Ditemi, donna Rodegonda, è vero che il Marchese ed il Conte sono stati arrestati?

RODEG. È verissimo. Sono stati sequestrati in due stanze terrene di questa casa.

EUL. Si sa il perché?

RODEG. La guardia li ha trovati che si battevano.

EUL. Si battevano? Per qual cagione?

RODEG. Ancora non si sa cosa alcuna.

EUL. Donna Rodegonda, probabilmente fra poco io partirò, e prima di partire avrei una pressante necessità di parlare coi cavalieri arrestati.

RODEG. Donna Eularia, voi mi chiedete una cosa che non è tanto facile.

EUL. Lo so, a tutti sarebbe difficile, fuor che a voi, a cui non sa negar cos’alcuna il consorte.

RODEG. Egli ora non ci è: è andato appunto dal per discorrere sopra l’arresto di questi due cavalieri.

EUL. Tanto meglio. Potete introdurmi col mezzo de’ custodi che non averanno coraggio di contradirvi. Finalmente non chiedo la loro liberazione: ma solamente di poter loro parlare. Donna Rodegonda, fatemi questa grazia.

RODEG. Qual premura vi sprona a voler con essi parlare?

EUL. Una premura onesta, ma sì necessaria e forte, che senza un tale colloquio non partirei certamente. Cara amica assistetemi, e dispensatemi dallo svelarvi un arcano, che a voi non giova sapere.

RODEG. Orsù, per farvi vedere che vi son vera amica, voglio compiacervi. Vi farò introdurre in una camera, e farò passare i due cavalieri; ma avvertite, per amor del cielo, che non si sappia.

EUL. Fidatevi d’una dama d’onore. Preme a me la segretezza, niente meno che a voi; anzi vi supplico a far sì che don Roberto non lo venga a sapere.

RODEG. Andiamo prima che torni mio marito, e frattanto che siete a discorrere coi cavalieri arrestati, parlerò a donna Emilia per voi. (parte)

EUL. Il cielo mi va assistendo. Tutto va a seconda dei miei disegni. (parte)

 

 

 


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