Carlo Goldoni
La dama prudente

ATTO TERZO

SCENA DICIANNOVESIMA

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SCENA DICIANNOVESIMA

 

Il conte, il marchese e le dette.

 

EMIL. Oh evviva, eccoli liberati.

RODEG. Mi rallegro con lor signori.

MAR. Grazie alla vostra bontà.

EMIL. Ma che è seguito? Perché vi siete alterati? Perché vi siete battuti?

CON. Nell’uscire di casa di donna Eularia, proposi io al Marchese di andare ad una mia particolare conversazione, ed ei voleva obbligarmi d’andare alla sua. Piccati sopra di ciò, siamo passati a dir delle ingiurie alle nostre belle, deridendoci scambievolmente. Sapete che una parola eccita l’altra. Ci siamo sfidati; ci siamo bravamente battuti.

EMIL. E ora, siete pacificati?

MAR. Sì, siamo amicissimi.

RODEG. E sapete chi li ha fatti pacificare?

EMIL. Chi?

RODEG. Domandatelo a donna Eularia.

EUL. Certo io lo so. Il signor governatore ha detto che escano, se sono pacificati, ed essi non hanno tardato a farlo per la premura della libertà.

RODEG. (Ho inteso. Non vuol che si sappia averci ella avuta parte. Fa bene. Un’altra lo direbbe a tutto il paese). (da sé)

 

 

 


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