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CEL. |
Pastor ch'esser non sa morto o ferito, Gli accenti del mio ben m'hanno stordito. Quai detti pronuncio? Mi ama ella dunque? Ella aspira al mio foco, e la nipote |
RAM. |
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CEL. |
Che volete da me? |
RAM. |
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CEL. |
Deh, lasciatemi in pace. |
RAM. |
Io non pretendo Insidiarvi la borsa. Una partita Sol, per divertimento, |
CEL. |
(Oh che tormento!) (da sé) |
RAM. |
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CEL. |
Ma se vi dico... |
RAM. |
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CEL. |
Ora non posso. |
RAM. |
Che vi turba, Celindo? Ah, convien dire, |
CEL. |
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RAM. |
Compatisco il martir che vi dà pena. La mente sbigottita, |
CEL. |
Deh, per pietà... |
RAM. |
Tutt'altro fa scordar. Quando seduto Io sono al tavolier, mi scordo a un tratto Degli affar, degli amici e de' parenti: E, quel ch'è meglio ancora, |
CEL. |
Non ritrovo piacer, pace non trovo, Se dell'idolo mio lo sdegno io provo. Non le feste, i teatri, il ballo, il canto Mi potrian consolar, s'io vivo in pianto.
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