Carlo Goldoni
De gustibus non est disputandum

ATTO SECONDO

SCENA TREDICESIMA   Luogo delizioso.   Celindo e don Pacchione

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SCENA TREDICESIMA

 

Luogo delizioso.

 

Celindo e don Pacchione

 

PACC.

Dica, signor Celindo, mio padrone,

Sovra il cuor d'Artimisia ha pretensione?

CEL.

Può essere di sì.

PACC.

Quando dunque è così,

Vossignoria sarà

Uno di quei che vogliono onorarmi.

CEL.

Onorarvi? in qual modo?

PACC.

Avvelenarmi.

CEL.

Amico, quest'è un sogno.

PACC.

Se Artimisia

Provida non avea pietà di me,

Mi davano il veleno nel caffè.

CEL.

Duolmi di ciò, ma più mi duole ancora

Che di me si sospetti. So regolar gli affetti;

Il mio amore, il mio sdegno,

Non arrivano, amico, a questo segno.

PACC.

Ma il nemico vi è certo:

Sono stato avvertito.

Io muoio d'appetito,

E non posso nemmeno

Cibo assaggiar, per tema del veleno.

 

 

 


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