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DOTT. Rosaura è qui! Si può venire? (di dentro)
ROS. Uh, ecco quel fastidioso calabrone. Se vi vede a giocare, non s'accheta per un anno. Date qui, date qui, e prendetevi in cambio questo libro. (leva le carte ed i segni, caccia tutto nel grembiale, e dà un libro a Beatrice)
BEAT. Lascia. E le marche ch'io vinceva al signor Lelio?
LEL. Pazienza! Un'altra volta cominceremo da capo. (Anche qui la sorte m'ha assistito). (da sé)
DIA. Che dirà mio padre trovandomi qui?
DOTT. Vi è nessuno? Si può venire?
BEAT. Venga pure, signor suocero, è padrone: (non vi movete). (a Lelio)
DOTT. Oh, che bella conversazione! In che si diverte la mia dottissima signora nuora? Quel libro è il Galateo, o il Cicisbeo sconsolato? (con ironia)
BEAT. Né l'uno, né l'altro; guardate il frontespizio: La Filosofia per le donne.
DOTT. Capperi! Ella mi edifica. (con ironia)
ROS. Signore, quando vi è Rosaura, non si tratta che di cose serie.
DOTT. Ma che cosa fa qui Diana?
ROS. L'ho condotta io a divertirsi un poco, per distorla dalla sua intensa malinconia. Sente volentieri la lettura di cose buone.
DOTT. Ma come c'entra quel signore in questa bella lettura?
ROS. Egli serve d'interprete in alcuni passi difficili, che non sono appieno spiegati.
DOTT. Ma io non sono a proposito per questa interpretazione?
ROS. È vero: ma questo signore si è trovato a caso. È un amico del signor Ottavio, ed è il più buon signore del mondo. Parla con una modestia esemplare. Sapete s'io son delicata, e pure non ho riguardo ch'egli pratichi in questa casa.
DOTT. Quando lo dice Rosaura, non ho che replicare.
ROS. Vi potete di me fidare. Andate là, ditegli qualche cosa.
DOTT. Signore, io le son buon servitore.
LEL. Trattenete un termine alla essenza mia eterogeneo. Voi siete mio ossequiato e venerato padrone.
DOTT. Parla molto elegante. (a Rosaura)
DOTT. Rosaura, vorrei che mi faceste un piacere.
DOTT. Vorrei che m'andaste a fare una limonata; ho una sete grandissima.
ROS. Vi servo subito, e ve la porrò nel ghiaccio. Vogliono i buoni medici che il ghiaccio sia molto cooperante alla digestione. Egli irrita la fibra trituratoria, la rende più corrugata e più atta al moto. Così il cibo più presto si concuoce, e fa più presto le sue separazioni. (parte)