Carlo Goldoni
La donna di garbo

ATTO SECONDO

SCENA DECIMA

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SCENA DECIMA

 

Florindo, Beatrice, Lelio, Diana e Isabella.

 

ISAB. (Signor Florindo, questa donnavirtuosa non mi piace). (piano a Florindo)

FLOR. (Su via, signora Isabella, cominciate a tormentarmi con la gelosia). (piano a Isabella)

BEAT. Signor cognato, se mi date licenza, mi ritiro nella mia camera.

FLOR. Prendete il vostro comodo.

BEAT. A buon rivederci questa sera.

FLOR. Signor cavaliere, perché non servite madama? (a Lelio)

LEL. Temo di essere soverchiamente ardito.

FLOR. Eh, signore, il gran mondo pensa diversamente. Andate, andate; al braccio, al braccio; e voi, signora, lasciatevi servire. Il platonismo è già in uso; oggi tutto il mondo è Parigi.

LEL. Dunque, se madama il permette...

BEAT. Quando il signor cognato l'approva...

FLOR. Non solo l'approvo con un pro maiori, ma amplissime atque solemniter.

BEAT. Nuovamente la riverisco.

LEL. A lei m'inchino.

FLOR. Salvete, amici, salvete.

LEL. Che degno scolare! (parte, dando braccio a Beatrice)

 

 

 


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