Carlo Goldoni
La donna di governo

[ATTO PRIMO]

SCENA SETTIMA   FABRIZIO solo

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SCENA SETTIMA

 

FABRIZIO solo.

 

FAB.

Ehi Rosina, Rosina; sen vola come il vento.

Ah che pieno mi lascia d'orrore e di spavento.

Possibil che sia vero che Valentina ingrata

Mi tradisca in tal modo? no, sarà calunniata.

La conosco, è impossibile, arde per me d'affetto.

No, non mi può tradire quel viso benedetto.

Ma fin che l'accusasse la falsa Giuseppina,

Direi che per malizia a rovinarla inclina;

Quest'altra ch'è innocente, inabile a un eccesso,

Mi vien semplicemente a confermar lo stesso?

Dunque temer io deggio che sia la verità...

Eh, Rosina è una sciocca; sedotta alcun l'avrà.

Disse che coll'amante la vide in sul mattino.

Non potrebbe esser stato qualche spazzacamino,

O qualche spaccalegne, o il fornaio, o il beccaio,

O quel che d'immondizie tien netto il letamaio?

Ma anche con un di questi quel che le pare e piace

Potria far la mattina... Oibò; non è capace.

Non stima quella donna il proprio onor sì poco;

E metterei per essa questa mia man nel foco.

La servitù ha veduto? Parlan per gelosia,

Parlan perché vorrebbero ch'io la cacciassi via:

Ma pria che Valentina io mandi in abbandono,

Fuori di questa casa scaccierò quanti sono.

Sì, li scaccierò tutti, e le nipoti ancora,

E gli amici e i parenti vadano alla malora.

Valentina è una giovine dabben, savia, onorata.

E se poi la scoprissi di un altro innamorata?

Cospetton, cospettaccio! l'avrebbe a far con me.

Signor no, son sicuro. Possibile non è. (parte)

 

 

 

 


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