Carlo Goldoni
La donna di governo

ATTO QUARTO

SCENA TERZA   VALENTINA, poi IPPOLITA

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SCENA TERZA

 

VALENTINA, poi IPPOLITA

 

VAL.

Caro il mio Baldissera, mi ama davver non poco.

Quanto son io contenta che abbia lasciato il gioco!

IPP.

Si può venir? (di dentro)

VAL.

Sì, venga.

IPP.

Perdoni.

VAL.

Favorisca.

IPP.

Non vorrei

VAL.

Venga innanzi.

IPP.

Non so se mi capisca.

VAL.

Cosa vuol dir?

IPP.

Mi scusi.

VAL.

Parli.

IPP.

Per amminicolo...

Di quattro bastonate non vi saria pericolo?

VAL.

Signor, mi maraviglio. Son donna di giudizio.

IPP.

Eh, lo credo.

VAL.

Venite...

IPP.

Dov'è il signor Fabrizio? (con timore)

VAL.

Dorme.

IPP.

Dorme?

VAL.

Vorrei che l'affar si spicciasse.

IPP.

Dite piano.

VAL.

Perché?

IPP.

Non vorrei si svegliasse.

VAL.

Siete sì timoroso?

IPP.

Oibò! siete in errore.

VAL.

Dunque, signor Ippolito... (un poco forte)

IPP.

Non facciamo rumore. (timoroso)

Che fa la mia Rosina?

VAL.

Sta bene, or la vedrete.

IPP.

Dove?

VAL.

Qui.

IPP.

Vado via.

VAL.

Veder non la volete?

IPP.

Vorrei e non vorrei... È ver che le parlai,

Ma di giorno nel viso non l'ho veduta mai.

VAL.

E per questo?

IPP.

E per questo, se viene in questo loco

Se mi vede, ho paura di vergognarmi un poco.

VAL.

Credete esser sì brutto?

IPP.

Brutto? Signora no.

Mi vedo nello specchio, e non son brutto, il so.

Ma non ho fatto mai l'amore in vita mia,

E per la prima volta ho un po' di ritrosia.

VAL.

Quanti anni avete?

IPP.

Avrò ventitrè anni e mezzo.

VAL.

E di ventitrè anni siete in amorgrezzo?

IPP.

Vi dirò, finché visse la mia signora madre

Mi ha tenuto lontano da femmine leggiadre.

Una volta ch'io feci un scherzo a una signora,

Mi ha menato uno schiaffo che mel ricordo ancora.

VAL.

Volete maritarvi?

IPP.

Io sì che lo vorrei.

VAL.

Ecco qui la ragazza.

IPP.

Mi raccomando a lei. (a Valentina)

VAL.

(Quest'è uno scioccarello; essa poco ne sa.

Con questi capi d'opera sto bene in verità). (da sé)

 

 

 


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