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VAL.
Caro il mio Baldissera, mi ama davver non poco.
Quanto son io contenta che abbia lasciato il gioco!
IPP.
Si può venir? (di dentro)
VAL.
Sì, venga.
IPP.
VAL.
IPP.
Non vorrei
VAL.
Venga innanzi.
IPP.
VAL.
Cosa vuol dir?
IPP.
Mi scusi.
VAL.
IPP.
Per amminicolo...
Di quattro bastonate non vi saria pericolo?
VAL.
Signor, mi maraviglio. Son donna di giudizio.
IPP.
Eh, lo credo.
VAL.
Venite...
IPP.
Dov'è il signor Fabrizio? (con timore)
VAL.
IPP.
VAL.
Vorrei che l'affar si spicciasse.
IPP.
VAL.
Perché?
IPP.
Non vorrei si svegliasse.
VAL.
Siete sì timoroso?
IPP.
VAL.
Dunque, signor Ippolito... (un poco forte)
IPP.
Non facciamo rumore. (timoroso)
Che fa la mia Rosina?
VAL.
IPP.
Dove?
VAL.
Qui.
IPP.
VAL.
Veder non la volete?
IPP.
Vorrei e non vorrei... È ver che le parlai,
Ma di giorno nel viso non l'ho veduta mai.
VAL.
E per questo?
IPP.
E per questo, se viene in questo loco
Se mi vede, ho paura di vergognarmi un poco.
VAL.
IPP.
Mi vedo nello specchio, e non son brutto, il so.
Ma non ho fatto mai l'amore in vita mia,
E per la prima volta ho un po' di ritrosia.
VAL.
Quanti anni avete?
IPP.
VAL.
E di ventitrè anni siete in amor sì grezzo?
IPP.
Vi dirò, finché visse la mia signora madre
Mi ha tenuto lontano da femmine leggiadre.
Una volta ch'io feci un scherzo a una signora,
Mi ha menato uno schiaffo che mel ricordo ancora.
VAL.
Volete maritarvi?
IPP.
Io sì che lo vorrei.
VAL.
Ecco qui la ragazza.
IPP.
Mi raccomando a lei. (a Valentina)
VAL.
(Quest'è uno scioccarello; essa poco ne sa.
Con questi capi d'opera sto bene in verità). (da sé)