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Che cosa è quest'imbroglio?
VAL.
(Oh diavolo! il padrone). (a Felicita)
BAL.
(È fatta la frittata). (da sé)
FEL.
(Ritrova un'invenzione). (a Valentina)
VAL.
(Eh sì sì, non mi perdo). (a Felicita)
Che si fa, Valentina?
VAL.
Per chi?
VAL.
Per la Rosina.
Venne il signor Ippolito, saran pochi momenti.
Parlai colla ragazza; entrambi son contenti.
Ho chiamato il notaro, ei stende il suo contratto,
E voi lo vederete allor che sarà fatto.
Siete forse pentito?
No, ma in tal matrimonio
Che c'entra Baldissera?
VAL.
Serve di testimonio.
NOT.
Con sua buona licenza, voglio vedere anch'io.
NOT.
Chi siete voi?
Chi sono? Un che non conta nulla!
Chi sono Oh, questa è bella! Lo zio della fanciulla. (in collera)
VAL.
Oh via, non vi scaldate, s'egli non sa chi siete.
Ecco qui l'istrumento; prendetelo, e leggete. (leva la carta dal tavolino)
Dove avete gli occhiali? eh! vi vorran due ore
Prima che li troviate; leggerò io, signore.
Venite qua, sentite, se il notar si contenta.
Leggiamo pian, che alcuno di casa non ci senta.
In questo giorno eccetera dell'anno mille eccetera,
Alla presenza eccetera di me notaro eccetera,
Promette Rosa Panfili, nipote di Fabrizio,
Sposarsi con Ippolito Moschin quondam Maurizio.
E per dote promette lo zio di detta sposa
Dar diecimila scudi, e più qualch'altra cosa,
Con patto che dal sposo sui beni ereditati
I diecimila scudi le siano assicurati.
Ed obbligando eccetera, e protestando eccetera,
Alla presenza eccetera di me notaro eccetera.
Che dite voi?
VAL.
Se siete voi contenta, per me son contentissimo.
VAL.
Dunque se ciò va bene, e se contento siete,
Il contratto di nozze voi pur sottoscrivete.
Subito volentieri l'approvo e lo confermo.
Io Fabrizio de' Panfili di propria mano affermo.
NOT.
Signore, a lei m'inchino. (a Fabrizio)
VAL.
Dategli la sua paga. (a Fabrizio)
NOT.
Obbligato. Perdoni; non l'avea conosciuto.
No, non vi è mal nessuno.
NOT.
Servo suo. (in atto di partire)
Vi saluto.
FEL.
(Trattenetevi abbasso, vi ho da parlare anch'io). (piano al Notaro)
NOT.
(Vi servirò).
FEL.
(Aspettatemi).
NOT.
(Quest'è l'obbligo mio).
VAL.
VAL.
Eh no, nella mia cassa la terrò più sicura.
VAL.
La vederete poi.
Ora di un'altra cosa si ha da parlar fra noi.
Di che?
VAL.
Vorrei pregarvi...
Dite quel che vi piace, chiedete e comandate.
VAL.
Vorrei, per non star sola tutta la vita mia,
Che venisse Felicita a farmi compagnia.
Ella con suo marito potrebbero aiutarmi,
Da cento e cento cose potrebber sollevarmi.
Basta che voi gli date una camera e un letto.
Voi siete la padrona, voi sola in questo tetto.
Vengan liberamente, quando voi lo aggradite.
Fate quel che volete, non vo' che me lo dite.
VAL.
Vi son tanto obbligata.
Che cerimonia è questa?
VAL.
Tanta bontà...
Finitela di rompermi la testa. (parte)
FEL.
Brava, brava, sorella. Tutto va ben, l'ho caro.
(Andiamo a far soscrivere l'obbligo dal notaro). (piano a Baldissera, e parte)
VAL.
Che vi par, Baldissera?
BAL.
Di che mai son capaci le donne in questo mondo! (parte)
VAL.
Oh, le donne, le donne la sanno lunga affé;
Ma poche sono quelle da mettere con me.
Se corrisponde il fine all'opra incominciata,
Merito fra le donne d'essere incoronata. (parte)