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DOR.
Eccola la sfacciata, ecco l'impertinente.
GIU.
Come, sorella ingrata, si fa senza dir niente?
ROS.
Oh, questa sì ch'è bella! Se me lo voglion dare,
Se dicono che il prenda, non me l'ho da pigliare?
GIU.
Siete sposata adunque.
ROS.
FUL.
Non faceste la scritta?
ROS.
GIU.
Ma non venne il notaro?
ROS.
Per me non è venuto.
DOR.
Ha sottoscritto il vecchio?
ROS.
GIU.
Chi ha fatto il matrimonio?
ROS.
Vi dirò come è stata.
La donna di governo mi ha in camera chiamata.
Vi era il signor Ippolito. Mi ha detto qualche cosa,
Mi ha detto se di lui voleva esser la sposa.
Mi vergognai da prima, sentendo a dir così.
Ma poi...
DOR.
Che avete fatto?
ROS.
Ma poi dissi di sì.
GIU.
E si fece il contratto?
ROS.
Non si fece niente.
GIU.
Vi erano testimoni?
ROS.
GIU.
Che dite di notaro? Che dite di contratto? (a Fulgenzio)
FUL.
Disse il signor Fabrizio, che il matrimonio è fatto.
GIU.
ROS.
Io non so altro. Ippolito è partito,
E ha detto Valentina, che sarà mio marito.
GIU.
Sarà? Dunque non è. Se Ippolito andò via,
Dunque ci convien credere che sposo ancor non sia.
Dunque, signor Fulgenzio, non intendeste bene.
DOR.
Se lo dico: Fulgenzio è un pazzo da catene.
FUL.
La signora Rosina, care padrone mie,
ROS.