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ORAZ. Perdoni. Dice la dama, che favorisca il cavaliere nelle sue camere, e aspetti un poco che vi sarà ancor essa, per obbedirla.
ALESS. Volo colla mia rispettosa obbedienza. (parte)
PROP. Il pollastro. (dietro a don Alessandro) Che tu sia maladetto. (ad Orazio)
ORAZ. Io?
PROP. Sì, tu.
PROP. Va, corri. Fatti render quel pollastro.
PROP. Mia moglie è la rovina della mia casa. Ho dovuto prendere quest'ignorantaccio di servitore per causa sua. Tutto male. Io spendo le viscere, e non son servito. Mantengo la casa, e non son padrone. Ho il peso del matrimonio, e non c'è altro per me che il peso. Madama s'interessa per tutti, e non può vedere il marito. In casa mia flusso e riflusso; chi va, chi viene. Consumano le scale, rovinano i pavimenti, e guai se parlo; e guai a me, se apro bocca. E di più, e per giunta, ho da pagar dieci scudi il mese? No, non glieli vo' più pagare, non glieli pago più se mi castrano. (parte)