Carlo Goldoni
Lo scozzese

ATTO TERZO

SCENA PRIMA   Camera di donna Giulia col tavolino.   Don Alessandro solo.

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ATTO TERZO

 

 

 

SCENA PRIMA

 

Camera di donna Giulia col tavolino.

 

Don Alessandro solo.

 

ALESS. Oh cieli! sono impazientissimo. Ogni momento mi pare un secolo. Mi attenderà donn'Aurelia, ed io vorrei presentarmi ad essa ilare in volto, e senza questa spina nel cuore. Vorrei vedere donna Giulia placata, compassionevole all'amor mio, mediatrice de' miei contenti. Ma oimè! non viene, non si vede, mi fa tremare. (siede presso al tavolino) Gran carteggio! Gran corrispondenze che ha questa dama. Stelle! che miro? Una lettera al mio genitore? Spiacemi che è sigillata. Vedrei pur volentieri ciò che gli scrive. Ma no, se fosse anche aperta, non sarebbe cosa ben fatta il dispiegarla ed il leggerla. Ma io ho un'estrema curiosità. Chi sa mai, s'ella scrive per difendermi, o per accusarmi? Per indurlo a cedere, o per obbligarlo a resistere? No, no, voglio superarmi, non voglio porre al cimento la mia delicatezza. (va bel bello tentando il sigillo, e si apre) S'ella se ne accorgesse, avrebbe giusta ragione di mortificarmi. Per bacco! il suggello è aperto e si può richiudere senza che se ne avvegga. Potrei pur leggere, potrei pur vedere. No, voglio mortificarmi, voglio rimettere il foglio com'era prima. Ma sento che non posso resistere. L'amore mi sprona, il timore mi agita, sono in necessità di vedere. (apre il foglio) Mi trema la mano, mi manca il cuore. Se mai venisse, se mi sorprendesse... (si alza, guarda intorno, e si allontana dal tavolino) Coraggio; non c'è nessuno. La mia passione supera ogni rimorso. (legge piano) Povero me! Cosa sento? Si querela di me con mio padre? Lo mette al punto di violentarmi? Lo chiama a Napoli per mio malanno? Son fuor di me; non so quel che mi faccia. Son disperato. (si allontana sempre più dal tavolino) Oimè! Ecco donna Giulia... La lettera... Non son più a tempo. (imbroglia la lettera, e se la mette in saccoccia)

 

 

 


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