Carlo Goldoni
Lo scozzese

ATTO TERZO

SCENA DECIMA   Donna Giulia e don Properzio

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SCENA DECIMA

 

Donna Giulia e don Properzio

 

GIU. (Ma! io penso agli altri, e non penso a me stessa. Sarebbe ora il tempo di parlare con don Properzio).

PROP. (Mia moglie mi guarda, e non dice niente. Da una parte ha qualche ragion di dolersi).

GIU. (Vo' provare di mettere in pratica il progetto che ho divisato). Signor don Properzio. (lo chiama)

PROP. Padrona mia.

GIU. Si ha da durar lungo tempo a vivere in cotal guisa?

PROP. Signora mia, non saprei che dire; chi l'ha voluta, se l'ha da godere. (Voglio sostenere la mia ragione).

GIU. Per me, me la posso godere per oggi. Domani non sarò in questo stato.

PROP. E cosa sarà domani?

GIU. Domani sarò in casa de' miei parenti, ben servita, ben veduta, e trattata da quella dama che sono.

PROP. S'accomodi pure. Stia bene, stia sana, si diverta, e se posso servirla, mi comandi. (Volesse il cielo, che dicesse la verità).

GIU. Ella poi avrà la bontà di darmi il mio mantenimento.

PROP. In casa de' suoi parenti? Sarebbe un far torto alla sua famiglia.

GIU. Io non voglio mangiare di quel di nessuno.

PROP. E perché vuol mangiare del mio?

GIU. Del suo! voglio del mio, e non del suo. Il frutto di sessantamila scudi di dote potrà farmi vivere decentemente.

PROP. Come! la dote? La dote è cosa mia. Finch'io vivo, nessuno mi può obbligare a restituire la dote. La dote è mia.

GIU. Sì, quand'ella tratti la moglie come deve esser trattata, e non dia motivo ad una separazione legale, che l'obblighi o a restituire la dote, o a fare un assegnamento che mi convenga.

PROP. Già a lei non mancano raggiri, non mancano prepotenze; a forza di maneggi e di protezioni vorrà farmi stare e farà sapere al mondo quelle cose che non si devono far sapere. Farà perdere il concetto a me, e farà rider di lei: farà rider di lei; di lei, di lei.

GIU. Tutte cose che si potrebbero risparmiare.

PROP. E chi le va cercando?

GIU. Vossignoria.

PROP. Io?

GIU. Sono originate da lei.

PROP. Eh! no, dica piuttosto da lei.

GIU. Per me, altro non pretendo che l'onesta e lecita mia libertà.

PROP. Ha fatto sempre a suo modo. Lo faccia ancora per l'avvenire.

GIU. Favorisca, signore, perché ha licenziata tutta la servitù?

PROP. Perché... perché mi rubano a precipizio.

GIU. Le rubano? Oh! se rubano, vossignoria ha ragione. Facciamo così, signor don Properzio. Si contenti di dare a me il maneggio di casa. M'impegno che le faccio risparmiare più di quindici scudi il mese.

PROP. Questa sarebbe la miglior cosa che potesse fare una donna di garbo del suo sapere e della sua abilità.

GIU. Dia a me il maneggio. Provi, e vedrà se è vero quel ch'io le dico.

PROP. (Se potessi fidarmi, sarebbe per me una delizia).

GIU. Vossignoria è un bravo economo in casa, ma non ha pratica delle cose fuori di casa. Crede che il risparmio di certe spese dia utile, ed io le farò vedere che reca danno. Conviene spendere nel miglioramento delle campagne, e se rendono quattro, farle render sei; conviene mantenere in buon assetto le case, acciò non rovinino, acciò stiano appigionate, e per poterne accrescere le pigioni. Conviene provvedere la casa all'ingrosso di ciò che occorre, e non ispendere il doppio comprando al minuto, e penar di tutto, e convien prendere poca servitù, ma buona, e pagarla bene, perché un servitore vaglia per due. Facendo in questa maniera, s'ella a me il maneggio delle rendite e della casa, m'impegno in poco tempo di ridurre gli stabili a perfezione, di aumentar le rendite del patrimonio, e far buona figura, e star bene, e farci stimare, e fargli ritrovare in casa qualche migliaio di scudi di sopra più.

PROP. Qualche migliaio di scudi?

GIU. Sì, certo, e star bene.

PROP. Si può provare.

GIU. Proviamo. (So quanto mi posso compromettere della mia attività).

PROP. Signora donna Giulia, ella è una donna di garbo.

GIU. Basta che si fidi della mia pontualità.

PROP. Oh!

GIU. E del mio contegno.

PROP. Uh!

GIU. Ci vorrebbero due righe di scritturetta.

PROP. Sì, facciamola.

GIU. Mi farebbe il piacere di farmi avere il mio segretario?

PROP. Volentieri.

GIU. Siamo pacificati?

PROP. Oh! (Se mi fa risparmiare, l'amerò con tutto il mio cuore).

GIU. Mi dia la mano.

PROP. Ah! (sospirando)

GIU. Che cosa ha?

PROP. Ella mi ha promesso delle cose belle. Ne mancherebbe una a finire di consolarmi.

GIU. E qual è?

PROP. Un poco di bene.

GIU. Se se lo meriterà.

PROP. Me lo meriterò. (ridendo parte)

GIU. Anche questa è fatta. Ho lavorato per me. Andiamo ora ad operare per gli altri. (parte)

 

 

 


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