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Don Filiberto, don Claudio e la suddetta.
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   FIL.  | 
  
   Eccomi qui, signora.  | 
 
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   BER.  | 
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   CLA.  | 
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   FIL.  | 
  
   Perché non avvisarci di tal risoluzione?  | 
 
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   BER.  | 
  
   Scusatemi, di grazia; vi dirò la ragione. Prima saper dovete, che sia nel ben, nel male, Mai non consiglio alcuno.  | 
 
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   FIL.  | 
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   BER.  | 
  
   È ver, ma sono avvezza a consigliar me sola. Così, com'io diceva, pensando a mio talento Vidi che la campagna riuscivami un tormento; E temendo gli amici mi avesser sconsigliata,  | 
 
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   FIL.  | 
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   CLA.  | 
  
   Ciascun di ciò avvertito,  | 
 
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   BER.  | 
  
   Faceste ben, vi lodo, e vi ringrazio ancora. Gli altri dove son eglino?  | 
 
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   CLA.  | 
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   FIL.  | 
  
   Di saper, di vedervi, ciascun è curiosissimo.  | 
 
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   CLA.  | 
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   BER.  | 
  
   Un viaggio felicissimo.  | 
 
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   FIL.  | 
  
   Eppur quei pochi giorni, ch'ebbi l'onor anch'io Di villeggiar con voi, mi parve, a parer mio,  | 
 
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   CLA.  | 
  
   Don Lucio, don Agabito, don Pippo ed Isidoro, Caratteri son tutti che vagliono un tesoro. Uno vanaglorioso, un mesto ed un giocondo, Un altro che fa il dotto, e non sa nulla al mondo, Pare che espressamente uniti in compagnia  | 
 
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   BER.  | 
  
   Sì, dite ver; s'avrebbono goduti mille mondi. Giorni goder potevansi lietissimi, giocondi, Se state non ci fossero nel nostro vicinato  | 
 
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   CLA.  | 
  
   Non venivano anch'esse a ridere con noi?  | 
 
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   BER.  | 
  
   Veniano, sì signore, si divertiano; e poi? E poi tornando a casa quest'era il loro uffizio, Della conversazione dir male a precipizio. Che dite della vedova che si scordò il marito? Vi pare che in quest'anno fatt'abbia un bell'invito? Come fa a mantenersi? l'entrate sue son note; Crediam che in poco tempo consumerà la dote? Talvolta in faccia mia vidi strizzarsi l'occhio Aspasia con Celinda, e battersi il ginocchio. Dissi non so che cosa, e intesi la Contessa A dir piano ad Eufemia, ch'io fo la dottoressa.  | 
 
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   FIL.  | 
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   BER.  | 
  
   Ecco le vostre solite contraddizioni eterne.  | 
 
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   CLA.  | 
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   BER.  | 
  
   Venire in casa mia niuna sarà sì ardita Ha da soffrir me sola chi è della mia partita.  | 
 
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   FIL.  | 
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   BER.  | 
  
   Sì, questa è la mia brama.  | 
 
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   FIL.  | 
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   BER.  | 
  
   Distinguere conviene. Altro è conversazione, Altro è quel che si chiama impegno di passione. Spero nel primo caso non disgustare alcuno; Nel secondo può darsi ch'io mi consacri ad uno. (guardando con arte tutti e due)  | 
 
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   CLA.  | 
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   FIL.  | 
  
   Se troppo mi avanzassi, domandovi perdono. Non chiederò chi sia l'avventuroso oggetto,  | 
 
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   BER.  | 
  
   Forse sì, e forse no.  | 
 
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   FIL.  | 
  
   Questo è un non dir niente.  | 
 
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   CLA.  | 
  
   Anzi mi fa in quel forse pensar diversamente.  | 
 
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   BER.  | 
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   FIL.  | 
  
   Di noi chi avrà tal merto?  | 
 
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   BER.  | 
  
   Vorreste saper troppo, caro don Filiberto. Sentite, in casa mia tutti vi bramo eguali; Non voglio che vi siano nemici, né rivali. Non vuò che alle mie spalle si fabbrichi un romanzo. Oggi vi prego uniti di favorirmi a pranzo. Poi giocheremo un poco, poscia in carrozza a spasso, O andremo nel giardino a fare un po' di chiasso. La sera alla commedia tutti nel mio palchetto; Ma voglio che ci stiate sin l'ultimo balletto. Non voglio che si giri qua e là dalle signore; Quando che si vien meco, non si va a far l'amore.  |