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Don Lucio, poi donna Berenice.
LUC. |
Eccolo il malcreato, parte così alla muta; Va via per la sua strada, e nemmen mi saluta. Non lo voglio vicino costui, quando si pranza; |
BER. |
Compatite, don Lucio, s'io qui non venni in prima; Nol feci per mancanza di rispetto, di stima. Voi mi compatirete, cavalier generoso. (Incensarlo conviene quest'uom vanaglorioso). (da sé) |
LUC. |
La vostra gentilezza mi obbliga estremamente. Voi siete una signora dall'altre differente. Soglion trattar le donne sovente con disprezzo; Ma a certe scioccherie don Lucio non è avvezzo. Si puote aver in petto della parzialità; |
BER. |
Odio anch'io quei vivaci bellissimi talenti Che han tutto il loro merito nel far gl'impertinenti. Bella cosa il vedere la femmina ben nata Coi giovani, coi vecchi, a far la spiritata! Dare un urtone a questo, un pizzicotto a quello, Far le preziose al brutto, far le civette al bello; E intendono di esigere affetti e convenienze A suono di disprezzi, a suon d'impertinenze. |
LUC. |
Oh, io ve lo protesto, non soffrirei d'intorno Una indiscreta simile nemmeno un solo giorno. |
BER. |
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LUC. |
(Si pavoneggia) |
BER. |
Da me si fa giustizia; e se mi onorerete, Fra quanti mi frequentano, il vostro luogo avrete. |
LUC. |
Appunto son venuto per tempo a incomodarvi Pria dell'ora appuntata; prima per ringraziarvi Dell'onor che mi fate di esservi commensale, |
BER. |
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LUC. |
Dirò, non è ch'io sdegni pranzar coi cittadini, Coi dottor, coi mercanti, se stan nei lor confini: Ma trovansi di quelli che prendonsi licenza Di trattar coi miei pari con troppa confidenza. Voglio sfuggir gl'impegni, perciò v'interrogai. |
BER. |
Altri che cavalieri da me non vengon mai. |
LUC. |
Io tollerar non posso quelle conversazioni Ove i plebei si ammettono con titol di buffoni. Costoro impunemente, senza temer pericolo, |
BER. |
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LUC. |
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BER. |
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LUC. |
La convenienza il chiede. |
BER. |
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LUC. |
Ancor non lo trovai. |
BER. |
Caro signor don Lucio, voi meritate assai. |
LUC. |
Vi dirò per parlarvi con tutta confidenza, Vorrei una che avesse il titol d'eccellenza. Col grado della moglie unito al grado mio, Avrei più facilmente dell'eccellenza anch'io. |
BER. |
Permettete che dicavi, signor, fra voi e me Una cosa verissima. Già qui nessuno c'è. Nobile siete certo, siete garbato, è vero, Ma nato voi non siete figliuol d'un cavaliero. E il fanatismo è invalso, in chi nobile è nato, Che il sangue si consideri dal padre e dal casato. Trattando in certe case, signor, chi vi assicura, Che in campo non si metta di voi cotal freddura? Quei che non posson spendere, come potete voi, Ognor pongono in vista il sangue degli eroi; |
LUC. |
Che? degno non son io d'ogni conversazione? |
BER. |
Sì, degnissimo siete; avete ogni ragione. |
LUC. |
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BER. |
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LUC. |
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BER. |
Lo volete far presto? |
LUC. |
Più presto che potrò. |
BER. |
Non vorrete una vedova. |
LUC. |
Vedova? perché no? Voi, donna Berenice, parlando colla stessa Confidenza, con cui meco vi siete espressa, |
BER. |
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LUC. |
Mi credereste indegno? |
BER. |
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LUC. |
Dunque risoluzione. |
BER. |
Ne parlerem fra poco. Intanto non pensate d'andare in altro loco. La mia conversazione dev'essere la sola Ch'è da voi frequentata. |
LUC. |
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BER. |
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LUC. |
(Almeno avrò una moglie che ha per me del rispetto). (da sé) |