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Don Filiberto, don Claudio e donna Berenice.
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CLA. |
A rispondervi ho tempo. Or faccio il mio dovere. |
FIL. |
(Vuol soverchiarmi, il vedo). (da sé) |
BER. |
Altro non v'è rimedio che ingelosirlo un poco). (da sé) |
FIL. |
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CLA. |
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FIL. |
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CLA. |
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BER. |
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FIL. |
Via, per lui dichiaratevi; sposatelo alla prima. |
BER. |
Siete qui colla solita proposizione ardita. I vostri matrimoni li fate in sulle dita. |
FIL. |
Io? |
BER. |
Che indiscreti! a forza voler che mi palesi! |
CLA. |
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FIL. |
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BER. |
Via, perché non si parte, signor inviperito? (a don Filiberto) |
FIL. |
Vorreste ch'io partissi per consolarvi seco? |
BER. |
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FIL. |
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BER. |
Qual pretensione avete? |
CLA. |
Niuna, signora mia. |
BER. |
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FIL. |
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BER. |
Non so che dir, signore, mi par che delirate. Quel che non chiede nulla, si ferma con bontà; Quel che pretende tutto, m'insulta e se ne va. |
CLA. |
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FIL. |
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BER. |
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CLA. |
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FIL. |
(Non la vuò abbandonare). |
BER. |
Questo è quel che si acquista per usar distinzione. |
FIL. |
Per or non vi rispondo. |
CLA. |
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FIL. |
Sì, ha ragione. (affettando placarsi) |
BER. |
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FIL. |
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BER. |
Sapete voi, signori, ch'è l'onor mio in pericolo, E che per cagion vostra sarò posta in ridicolo? Ecco la gran mercede che alfine ho conseguita, I miei due cavalieri m'hanno ben favorita. Domani per Milano a dir si sentirà: Ehi, donna Berenice più un cavalier non ha. Eccoli disgustati, eccoli in un impegno; E per chi? son io forse la causa dello sdegno? Don Lucio è conosciuto, si sa ch'è uno stordito: Vedeste in faccia vostra, se franca io l'ho smentito. La gelosia che nasce fra voi per mio tormento, Si appoggia, si sostiene, su qualche fondamento? E se parlar potessi libera ad uno ad uno, Puot'esser ch'io facessi vergognar qualcheduno. Se ora di più non dico, se mi trattengo un poco, È perché non vuò accrescere legna novelle al foco. Via, se animati siete da spiriti onorati, Lasciate ch'io vi possa veder pacificati. Vedrete a sangue freddo, se il ver considerate, Vedrete ingiustamente il torto che mi fate. Puntigliarvi in mio danno? Di voi mi maraviglio. Di rendermi obbligata ponetevi in puntiglio. Vadan gli sdegni in bando. Ceda all'amor l'orgoglio. Pace domando a entrambi, questa sol grazia io voglio. Se il mio voler si sprezza, se il domandar non giova, Venga l'amore almeno a far l'ultima prova. E se saper vi cale a chi d'amor favello, Dirò che chi m'insulta, sa di non esser quello. |
FIL. |
Degli equivoci detti la spiegazione aspetto. |
BER. |
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FIL. |
A voi tutto rimetto. |
BER. |
Dunque sperar io posso i miei desir felici. Non mi lusingo invano di rivedervi amici. Di voi chi sarà il primo a darmi un certo segno, Che in grazia mia dal petto discaccisi lo sdegno? |
FIL. |
Che s'ha da far? chiedete. |
CLA. |
Tutto obbliar si deve, se la dama il comanda. Porgetemi la mano. A lei rendo giustizia, Nel ridonarvi intero l'amore e l'amicizia. (a don Filiberto) |
FIL. |
Sì, della dama in grazia, d'ogni livor si taccia. Col titolo d'amico venite alle mie braccia. (a don Claudio) (Spero di guadagnarla, se non ha l'alma ingrata). (da sé) |
CLA. |
(Spero col sagrifizio d'avermela obbligata). (da sé) |
BER. |
Oh cavalieri amabili, oh cavalier ben degni D'aver della mia stima sincerissimi segni! Torni il sereno al viso, torni il piacer qual fu. Di quel ch'oggi è passato, non s'ha a parlar mai più. Fatemi voi il piacere, don Filiberto mio, Andate da mia madre, non ci posso andar io. |
FIL. |
Vi servirò. (Ma intanto l'amico resta qui). (piano a donna Berenice) |
BER. |
Don Claudio, la memoria quest'oggi mi tradì Mia cognata Lugrezia mandò per avvisarmi Che sposa il primogenito. Con lei vuò consolarmi; Ma a me tanto stucchevoli sono i discorsi suoi, |
CLA. |
Subito, mia signora. |
FIL. |
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BER. |
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CLA. |
(L'arte seguir mi giova per conservarla amica). (da sé, indi parte) |
FIL. |
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BER. |
Spero colla mia testa riunir gli amici miei. Li voglio tutti uniti, li voglio tutti sei. A vivere mi piace in buona società; Per un se mi dichiaro, perduta è libertà. Tener incatenati gli amici non pavento, Se fossero sessanta, se fossero anche cento. |