BER.
|
Che
risposta mi rechi? parla, rispondi a me.
|
FI.
|
I
quattro cavalieri li ho trovati al caffè.
A
tenor del comando ho l'imbasciata esposta,
Ed
eccole a puntino di ognuno la risposta.
Disse
don Isidoro, facendo una risata:
Ho
piacer che madama si sia rasserenata.
Dille
che l'amicizia fra noi non s'ha a dividere,
Che
verrò quanto prima a riverirla e a ridere.
|
BER.
|
Sta
bene l'allegria, sta bene il riso e il gioco,
Ma
proverò ben io di moderarlo un poco.
|
FI.
|
Disse
poi don Agabito, e avea la bocca piena:
Tornerò
quanto prima, e starò seco a cena.
|
BER.
|
Via,
che dissero gli altri?
|
FI.
|
Don
Pippo un certo che
Disse,
ch'io non capisco, del Libro del perché;
Poi,
che verrà, soggiunse l'ingegno peregrino,
Parlando
non so bene se greco, o se latino.
|
BER.
|
Bene
bene, ch'ei venga; un dì mi comprometto
Di
moderargli almeno un simile difetto.
Ed
egli, frequentando la mia conversazione,
Di
farsi men ridicolo mi avrà l'obbligazione.
Di
persuader col tempo parmi di avere il dono.
E
don Lucio che disse?
|
FI.
|
Oh,
adesso viene il buono.
Il
capo dimenando, battendo in terra il piede,
Disse:
la tua padrona da lei più non mi vede.
Aspetto
sulla piazza quei cavalieri arditi;
Vo'
battermi con tutti, vo' che ne sian pentiti.
Che
donna Berenice tralasci di cercarmi;
Dille
che non ardisca nemmen di nominarmi;
Che
un cavalier mio pari così non si strapazza:
E
unir fece gridando i circoli di piazza.
Chi
lo credea in duello, chi lo credea un insano.
E
chi credea che il balsamo vendesse un ciarlatano.
|
BER.
|
Non
vuol venir?
|
FI.
|
No
certo. L'ha detto e l'ha ridetto.
|
BER.
|
Lo
voglio a tutta forza, lo voglio a suo dispetto.
Gli
scriverò una lettera. So quel che far conviene.
|
FI.
|
Non
ci verrà, signora.
|
BER.
|
E
che sì, che ci viene?
Vo
a stender quattro righe, scritte alla mia maniera.
Se
lo ritrovi in piazza, l'aspetto innanzi sera. (parte)
|