ISI.
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Un
uom simile a questi al mondo non vi fu.
Egli
è su questa terra un animal di più.
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BER.
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Ciascuno
ha il suo difetto, e compatir conviene.
Vi
è in ciaschedun del male, vi è in ciaschedun del bene.
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ISI.
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Fa
quella faccia tetra venir malinconia.
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BER.
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E
a qualchedun dispiace la soverchia allegria.
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ISI.
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Il
mio temperamento di barattar non bramo.
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BER.
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Amico,
da noi stessi noi non ci conosciamo.
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ISI.
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Oh
oh, mi fate ridere. Andate di galoppo
Dell'ippocondria
in cerca?
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BER.
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No,
quel ch'è troppo, è troppo.
E
un giorno il vostro ridere, con i trabalzi suoi,
Vi
obbligherà di farvi conversazion da voi.
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ISI.
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Perché?
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BER.
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Perché
chi ride per onta e per dispetto
Obbliga
i galantuomini a perdergli il rispetto.
Le
società civili sogliono conservarsi,
Allora
che a vicenda si cerca uniformarsi;
E
quando uno s'accorge che offende i suoi compagni,
Dee
moderar lo scherzo, onde nessun si lagni.
Queste
le leggi sono di buona società:
Ridere
con misura, scherzar con civiltà.
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ISI.
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Padrona
mia garbata. (in atto di partire)
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BER.
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Con
un'azion simile
Voi
confessate adunque che siete un incivile.
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ISI.
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Io
confessar tal cosa?
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BER.
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Sì,
voi lo confessate,
Se
una lezione onesta di tollerar sdegnate.
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ISI.
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Ma
io vi parlo chiaro; non ho altro bene al mondo
Che
rider, se ne ho voglia, e vivere giocondo.
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BER.
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Rider
non v'impedisco, quando vi sia il perché.
Ridete
con don Pippo, sfogatevi con me.
Con
quelli che non l'amano, il ridere lasciate.
Fra
noi da solo a sola farem delle risate.
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ISI.
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Io
vi sono obbligato di tali esibizioni,
Ma
credete che manchino a me conversazioni?
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BER.
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Quali
conversazioni, don Isidoro mio?
Di
quelle che oggi corrono, di quelle che dich'io,
Vi
faran mille grazie le donne in sul mostaccio,
E
poi dietro le spalle diran: che buffonaccio!
Stuzzicheranno
a posta la gente a provocarvi
A
ridere e a scherzare, affin di corbellarvi:
Certo
procureranno d'avervi nel palchetto
Per
disturbar la gente, per far qualche chiassetto;
E
poi se qualcheduno si lagnerà di loro,
Diranno:
è stato causa quel pazzo d'Isidoro.
Qui
troverete un misto di serietà e di gioco,
In
casa mia ciascuno può avere il proprio loco.
Basta
sia vicendevole la stima ed il rispetto,
Una
felice Arcadia divenirà il mio tetto.
E
voi che per il brio, per le vivezze estimo,
Voi
nei giocosi impegni sempre sarete il primo.
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ISI.
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Signora,
mi stringete sì forte i panni addosso,
Che
forza è ch'io vi lodi, e ridere non posso.
Quello
che avete detto, è tutto vero, il so.
Modererò
il costume, o almen mi sforzerò.
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BER.
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L'uomo
fa quel che vuole, quando di far s'impegna.
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ISI.
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L'uomo
fa quel che deve, quando far ben s'ingegna.
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BER.
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Bravissimo.
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ISI.
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Che
dite? anch'io faccio il morale. (ridendo)
Posso
ridere adesso, non ve n'avete a male.
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BER.
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Quando
siam fra di noi, ridete pure in pace.
Anch'io
so stare allegra, e il ridere mi piace.
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ISI.
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Andiamo
nel giardino?
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BER.
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Sì
bene, andiamo giù.
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ISI.
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Subito,
allegramente.
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BER.
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Facciam
chi corre più.
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ISI.
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Non
vo' che vi stanchiate; andiam, gioietta mia.
Viva
chi vi vuol bene.
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BER.
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E
viva l'allegria. (partono)
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