Carlo Goldoni
La donna sola

ATTO QUINTO

SCENA TERZA

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SCENA TERZA

 

Donna Berenice e don Pippo.

 

PIP.

Ma quando lo leggiamo questo librobello?

BER.

Il Libro del perché, don Pippo, è nel cervello.

Ciascuno lo possede se ha il lucido perfetto;

Nessuno lo sa leggere, se scarso ha l'intelletto.

Il perché principale che voi studiar dovete,

È quello, compatitemi, per cui ridicol siete.

Perché un uomo del mondo vuol fare il letterato,

Sapendo appena leggere, e senza aver studiato?

Spropositi si dicono che fanno inorridire.

E voi, caro don Pippo (lasciatevelo dire),

Voi dite all'impazzata quel che vi viene in bocca:

Cosa non proponete che non sia falsa e sciocca.

Vi parlo con amore, qual foste un mio germano;

Spero lo aggradirete, e non lo spero invano.

Quando che non si sa, non si favella audace;

Insegna la prudenza, se non si sa, si tace.

E l'uomo che tacendo si mostra contenuto

Spesse volte sapiente nei circoli è creduto.

Spesso da me venite, ragioneremo insieme,

Procurerò insegnarvi quel che saper vi preme.

Vo' che facciate al mondo una miglior figura,

Che abbandoniate affatto ogni caricatura.

E spero in poco tempo, se abbaderete a me,

Che in voi ritroverete il Libro del perché.

PIP.

Sono restato estatico. La stento a mandar giù.

BER.

E questo è uno sproposito.

PIP.

Non parlerò mai più.

BER.

Anzi vo' che parliate, ma con debite forme.

Andate don Agabito a risvegliar, che dorme.

Poscia con lui tornate; ho da parlar sul serio,

E di essere ascoltata da tutti ho desiderio.

PIP.

Anderò a risvegliare... si può dire amicorum?

BER.

Ecco un altro sproposito.

PIP.

Tacerò in saeculorum. (parte)

 

 

 


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