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ATTO PRIMO
SCENA PRIMA Camera di Costanza. Costanza alla tavoletta, e Mariuccia cameriera che sta assettandole il capo
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SCENA PRIMA
Costanza alla tavoletta, e Mariuccia cameriera che sta assettandole il capo.
COST. Eppure ancora non istò bene. (guardandosi nello specchio alla tavoletta)
MAR. Che dice mai, signora padrona? Sta tanto bene, che pare una principessa.
COST. Non vedi che da questa parte i capelli sono meglio arricciati che da quest'altra?
MAR. Io non ci conosco questa gran differenza.
COST. Ci mancherebbe poco, che non mi rimettessi le mani in testa un'altra volta, e non ti facessi ricominciare da capo.
MAR. L'abbiamo fatto due volte, si potrebbe fare la terza.
COST. Sì signora, e la terza, e la quarta, e la quinta, e quante volte mi pare e piace. Mi preme di comparire, e quando una donna non ha la testa acconciata bene, può avere intorno tutto quello che vuole, non comparisce.
MAR. E poi sarà capace di mettersi la bautta in testa e rovinarsi tutta l'acconciatura.
COST. Voi a questo non ci avete a pensare. Se anderò in maschera, mi metterò la bautta, e se resto in casa, e se vien qualcheduno a trovarmi, non voglio che nessun possa dire che io non sono di buon gusto. Ieri sera alla festa da ballo venivano tutti a vedere la mia acconciatura per una cosa particolare.
MAR. E non l'ho acconciata io ieri sera?
COST. Sì, ma quanto tempo ci abbiamo messo?
MAR. Eh poco. Dalle quindici sino alle ventidue.
COST. Purché le cose siano ben fatte, pazienza.
MAR. Eh signora, quando averà marito, non consumerà tanto tempo alla tavoletta.
COST. Oh, in quanto a questo poi, il mio signor marito, qualunque sarà, avrà la bontà di non impacciarsi negli affari della mia camera.
MAR. Favorisca, signora, ha niente per le mani ancora?
COST. Mio padre mi ha proposto vari partiti, ma io non sono contenta di nessuno di loro. Vi è un certo Conte che non mi dispiace; ma non ho fretta di maritarmi; sai che io sono di bell'umore. Piacemi l'allegria, e se posso fare a meno, non voglio guai.
MAR. Ella pensa benissimo; e sono anch'io del parere medesimo. Fino che si è in libertà, si può ridere allegramente.
COST. È levata la signora zia?
MAR. Si signora, si è alzata ch'è un pezzo.
COST. Gran vecchia è quella! Ieri sera ha voluto venir con me alla festa di ballo. Siamo venute a casa tardissimo, ed oramai è alzata.
MAR. È in piedi che saranno due ore; anzi, per dire la verità, sono andata a spiare dal buco della chiave, ed ho veduto che si dava il rossetto.
COST. Si è mai trovata una vecchia simile?
MAR. Non dee essere poi tanto vecchia, perch'è ancora zitella, e sento che ha intenzione di maritarsi.
COST. Sì, è una zitelluccia di sessant'anni.
COST. Credo ancora che sieno di più.
MAR. Eppure, chi la vede e la sente, pare più lesta e più bizzarra di noi.
COST. Se fosse il sarto, fatelo venire innanzi.
MAR. Si fa qualche cosa di nuovo?
COST. E come! vedrete, vedrete. Le vicine, le amiche, voglio che si rodano dalla rabbia.
MAR. S'ella si mette un abito nuovo, scommetto che domani alla pigionante gli vengono subito le convulsioni. (parte)