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Costanza, Felicita con maschera al volto, e detto.
COST. (Trattenetevi qui per un poco. Lasciate che io vada innanzi; copritevi il nastro, e quando vi par tempo, avanzatevi). (piano a Felicita, poi si avanza)
CON. (Spero che si darà a conoscere). Servo, signora maschera.
COST. (Gli fa una riverenza, senza parlare)
CON. Ero impaziente per il desio di vederla.
CON. Sarei fortunato, se potessi meritare l'onor di servirla.
CON. Sì, a voi, gentilissima signora maschera, dico a voi.
CON. Per dire il vero, ancora non so chi siate.
COST. Bene dunque: così non si parla con una maschera che non si conosce.
CON. Signora, se non vi conosco nel volto, vi riconosco al segno.
CON. A quel nastro color di rosa.
COST. Bella da vero! Non vi saranno in Venezia altri nastri compagni?
CON. (Alla voce mi pare la signora Costanza. Se posso, vo' procurar di chiarirmi). Graziosa mascheretta, comandate il caffè?
COST. No signor, vi ringrazio: che se vien mio marito, non voglio che mi conosca.
CON. Siete voi maritata?
COST. Pur troppo per mia disgrazia. Ho sei figliuoli, quattro in casa, uno a balia, e uno per la strada.
CON. (Quando è così, non è la signora Costanza). (da sé)
COST. (Finora il divertimento è bellissimo). (da sé)
CON. Ditemi in grazia: sareste voi per avventura la bella incognita, che mi ha scritto questo biglietto?
COST. Io? Non so né legger, né scrivere.
CON. Siete una donna ordinaria dunque?
COST. Mi meraviglio di voi. Badate bene come parlate. Sotto di queste maschere non si sa chi possa essere.
CON. Dite di non sapere né legger, né scrivere.
COST. Dico di sì e di no, come mi pare e piace.
CON. Ditemi la verità, vi supplico instantemente, l'avete scritto voi questo foglio?
COST. Su l'onor mio vi giuro che io non l'ho scritto.
CON. (Dunque non è lei certamente). (da sé)
COST. Mi fa ridere il signor Conte.
CON. Mi conoscete?
COST. Sì certo, vi ho veduto, e parlato.
CON. Dove?
COST. Da vero me lo sono scordato.
CON. Eh signora, lo vedo; volete meco spassarvi. Fatemi la finezza, scopritevi.
COST. Sola non mi conviene di farlo. Amica, venite innanzi. (a Felicita che si avanza e scuopre il nastro)
CON. (Ecco un nastro compagno. Che imbroglio è questo!) (da sé)
FELIC. Serva sua, signor Conte.
CON. Anche voi mi conoscete? Tutte due avete il nastro color di rosa. Chi di voi sarà quella?
FELIC. Io sono quella certo.
COST. Ancor io sono quella sicuro.
CON. Ma di voi due, chi ha scritto questo biglietto?
FELIC. Io no.
CON. Mi sapreste almeno dire, chi l'abbia scritto?
FELIC. Se lo so, non lo voglio sapere.
CON. Ah sì; voi lo averete scritto.
FELIC. Onoratamente vi dico, che non è vero.
CON. Dunque voi lo averete formato. (a Costanza)
COST. Io? Di voi non ci penso né meno.
CON. Quando è così, potete andarvene, signore mie.
COST. Siete voi il padrone della bottega?
FELIC. Alle donne civili si fanno simili malagrazie?
CON. Ma se voi pensate di corbellarmi...
FELIC. Non si esibisce né meno un caffè?
CON. Subito, volentieri. Caffè. (chiamando forte)
CON. (Se si cavano la maschera, le conoscerò). (da sé) Voi, signora, lo beverete? (a Costanza)
COST. Farò quel che farà la compagna.
CON. Brava, in verità ci ho gusto.
NIC. Eccole servite del caffè. (con cogoma e guantiera con chiccare)
COST. Nemmeno io.
CON. Molto zucchero? (a Felicita)
CON. Così? (ponendo il zucchero nella chiccara)
FELIC. Anche un poco.
CON. E voi?
CON. Ma con la maschera non lo beverete.
CON. Servitevi prima voi. Questo è il vostro. (presenta la tazza a Costanza)
FELIC. Oh, vedo venir mio fratello. Serva sua. (al Conte)
COST. La riverisco. (al Conte)
FELIC. Quella del viglietto lo riverisce. (parte)
COST. Quella del nastro gli fa umilissima riverenza. (parte)