Carlo Goldoni
Le donne di buon umore

ATTO PRIMO

SCENA QUINDICESIMA   Il Conte, poi Silvestra mascherata con bautta e volto, poi Nicoḷ

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SCENA QUINDICESIMA

 

Il Conte, poi Silvestra mascherata con bautta e volto, poi Nicolò

 

CON. Maledetta sia la signora Costanza, e quante sono queste diavole che mi vengono a perseguitare. Ma chi sa dirmi di certo, che quella maschera sia la signora Costanza? Parmi impossibile, che una giovane sì ben fatta sia capace d'un simile sgarbo.

SILV. (Le cerco per tutto, e non le ritrovo. Dove mai si saranno cacciate?) (da sé)

CON. Possibile che io non possa scoprire chi ha scritto questo viglietto?... Oh, ecco qui un'altra maschera col solito nastro.

SILV. (Ecco qui il forastiere, con cui ho ballato ieri sera).

CON. (Non vorrei andare di male in peggio; sarà meglio che io me ne vada). (in atto di partire)

SILV. Favorisca; signore. (al Conte)

CON. Che mi comanda?

SILV. Se ne va via così subito?

CON. Vorrei andarmene veramente.

SILV. Favorisca, senta una parola.

CON. Posso servirla? Comanda qualche cosa?

SILV. Eh, se mi vorrà favorire, non ricuserò le sue grazie.

CON. (Questa pare più compiacente). (da sé) Vuole il caffè?

SILV. Mi dispiace di essere così sola.

CON. Non le basta la compagnia d'un uomo d'onore, d'un galantuomo?

SILV. Via, non gli voglio far questo torto.

CON. Vuol che l'ordini adunque?

SILV. Mi farà una finezza.

CON. Caffè. (Se non mi burla come le altre, la vedrò almeno nel viso). (da sé) Si accomodi.

SILV. Sieda ella pure; ha tanto ballato ieri sera, che sarà ancora stanco.

CON. È vero; ho ballato molto. Ci foste voi sul festino?

SILV. Sì signore, ed ho anche con lei ballato.

CON. Ho ballato con molte, per dire la verità.

SILV. Ma con me so che ha ballato con gusto.

CON. Posso sapere chi siete?

SILV. Che l'indovini.

CON. Le maschere mi confondono; non saprei indovinare. Ma quello che ancora più mi confonde, si è quel maledetto nastro color di rosa.

SILV. Questo nastro?

CON. Sì quello, perché mi viene scritto in un foglio, che lo vedrò in petto ad una che mi vuol bene.

SILV. Favorisca, quel viglietto comincia così? Signor Conte adorabile.

CON. Sì certo; eccolo qui per l'appunto. Voi dunque ne siete informata. Voi mi saprete dir chi l'ha scritto.

SILV. Per dirla... il carattere è mio.

CON. Siete voi dunque l'incognita che mi ama?

SILV. (Giacché non vi è Costanza, voglio tentar la mia sorte). (da sé) Certo, sì signore, io sono quella che, come dice il viglietto, notte e giorno per voi sospira.

CON. Ti ringrazio, fortuna: ho finalmente scoperto quello che io tanto desideravo. Ma posso sperar, signora, che sia il vostro cuore sincero?

SILV. Capperi! sincerissimo. Le giovani mie pari non sono capaci di dir bugie.

CON. Oh cielo! Siete fanciulla, giovane, o maritata?

SILV. Eh, sono ancora zitella.

CON. (Muoio di volontà di vederla). (da sé) Caffè. (chiama)

NIC. Eccolo qui prontissimo. (con cogoma e guantiera con chiccare)

CON. Si smascheri, signora.

SILV. Ci è nessuno?

CON. Nessuno. (Non vedo l'ora). (da sé)

SILV. Eccomi. Mi conosce? (si leva il volto)

CON. (Oimè!)

SILV. Che cosa è stato?

CON. Niente, niente.

SILV. Si sente male?

CON. Un poco.

SILV. Poverino! Saprò io consolarvi.

CON. (Oh che tu sia maledetta!) (da sé)

SILV. È buono questo caffè?

NIC. Non si domanda nemmeno. L'ho fatto apposta.

SILV. Metteteci ben bene dello zucchero. Mi piace il dolce; e a voi, Contino?

CON. Anche a me qualche volta. (Ma oggi mi è toccato l'amaro). (da sé)

SILV. Dell'altro zucchero.

NIC. Ancora?

SILV. Sì, dell'altro. Oh, così va bene. (beve il caffè)

NIC. (Signor Conte). (piano al Conte)

CON. (Cosa vuoi?) (piano a Nicolò)

NIC. (Mi rallegro con lei).

CON. (Di che?)

NIC. (Di questa buona fortuna)

CON. (Anche tu mi dileggi?)

SILV. Oh caro questo dolcetto! (leccando il zucchero in fondo alla tazza)

CON. (Or ora mi fa rivoltare lo stomaco). (da sé)

SILV. Signor Conte, vuole che andiamo?

CON. Vada pure, si accomodi.

SILV. Non sarò degna della sua compagnia?

CON. Ho qualche cosa da fare.

SILV. Eh via, colle fanciulle civili non si tratta così. Venga meco, e mi dia la mano.

CON. Dove vorreste andare, signora?

SILV. A casa.

CON. Che diranno se una fanciulla, una zitelluccia sua pari, la vedano andar a casa con un forastiero?

SILV. Che dicano quel che vogliano. Nessuno mi comanda. Sono anch'io da marito. Orsù, mi favorisca la mano.

CON. Eccomi a servirla. (Godiamoci questa vecchietta).

SILV. Oh che tu sia benedetto! (partono)


 

 

 


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