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Altra camera in casa di Ottavio.
ROS. Se Corallina mi vede, povera me.
FLOR. Io pure non vorrei esser veduto; ma quando ella è col padrone, non si spiccia sì presto.
ROS. Se sapeste quante mortificazioni ho passate per causa di colei.
FLOR. Non le sapete dire l'animo vostro?
ROS. Non ardisco, perché ho timor di mio padre. Se dico una parola, ella ne dice sei, e alza la voce, e mi fa tacere.
FLOR. Rosaura, convien risolvere. Se volete, vi offerisco io la maniera di liberarvi da una tal soggezione.
ROS. Bisogna dirlo a mio padre.
FLOR. Ho timore, se noi glielo diciamo, che non si farà niente. Egli è un uomo stravagantissimo. E poi la sua Corallina...
ROS. Corallina non è mia madre.
FLOR. Può essere che vi diventi matrigna.
ROS. Povera me, se ciò succedesse!
FLOR. Succederà senz'altro. Risolvete, finché v'è tempo.
FLOR. Il coraggio ve lo darò io.
ROS. Come?
FLOR. Sposiamoci, e quando la cosa è fatta, non si disfà.
ROS. Ma se potessimo farlo senza fracassi, non sarebbe meglio?
FLOR. Sarebbe meglio, l'accordo anch'io.
ROS. Procurate con bella maniera di farlo sapere a mio padre; può essere ch'ei l'accordi.
ROS. Allora, quando dica di no... vi prometto...
FLOR. Via, che cosa mi promettete?
ROS. Basta... Se non vorrà mio padre...
FLOR. Via, cara, terminate di dire.