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FLOR. (Ci sono). (da sé, vuol partire)
COR. Si fermi, signore, si fermi; ha paura di me?
FLOR. Già so che cosa mi volete dire.
COR. Voi non lo sapete sicurissimamente.
FLOR. Me lo vo immaginando.
COR. Via dunque, indovinatelo.
FLOR. Mi vorrete dire infedele?
COR. Nemmeno.
COR. Né anche questo.
FLOR. Che cosa dunque volete dirmi?
COR. Voglio dirvi, che siete un asino.
FLOR. Obbligato della finezza.
COR. Potreste anche ringraziarmi, se la cosa finisse qui.
FLOR. V'ha da esser di peggio?
COR. Vi sarà quel peggio che vi meritate.
FLOR. Corallina, non so che dire. Avete ragione di dolervi di me; ma sappiate che fin da principio amavo teneramente Rosaura.
COR. E per vederla, e per amoreggiarla in casa liberamente, avete finto di essere innamorato di me.
FLOR. Via, non mi fate arrossire.
COR. Poverino! non lo fate vergognare.
FLOR. Non meritavate al certo...
COR. Voi non sapete che cosa meriti io, ma io so che cosa meritate voi.
COR. Di essere corrisposto da me con egual amore.
FLOR. Corallina, volete voi vendicarvi?
COR. Oh, non signore, guardimi il cielo.
FLOR. Avrete cuore di far del male al vostro caro Florindo?
COR. Anzi gli vorrei fare del bene; ma bene, bene.
FLOR. Non calcate tanto su questo bene. Via, vi sarò sempre buon amico.
COR. Anzi mio padrone di tutta stima. (con ironia)
FLOR. Tante cerimonie non mi piacciono punto.
FLOR. Voltatevi un poco in qua.
FLOR. Guardatemi almeno.
COR. Parli, che ci sento. (come sopra)
FLOR. Guardatemi, vi prego.
COR. (Si volta e lo mira) Che tu sia maledetto. (parte)