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COR. Florindo mi ha ingannata, Florindo mi ha tradita; ma se crede sposar Rosaura, s'inganna assolutamente. No, non l'averà, non l'averà, se credessi di dover io precipitarmi per tutto il tempo di mia vita.
OTT. Vi cerco, vi cerco, e non vi trovo mai.
COR. Son qui, signor padrone, sono a' suoi comandi.
COR. Quando?
OTT. Poco fa.
COR. Con chi?
OTT. Con un tale Florindo degli Aretusi.
COR. Signore, voi mi dite una cosa ch'io non la posso credere.
OTT. Egli stesso è venuto a domandarmela.
COR Non sarà così.
OTT. Come, non sarà così? Quando lo dico io, non mi si dice non sarà così.
COR. V'ha domandato la figlia?
COR. Sentite, e maravigliate. Colui, sono quattro o cinque mesi che mi perseguita, che mi vien dietro per tutto; sapete che fa meco...
COR. Io l'ho sempre fuggito, l'ho sempre scacciato, e oggi si è introdotto sfacciatamente in casa per dirmi...
COR. L'ho strapazzato, l'ho minacciato, e quando attendevate che vi portassi la cioccolata, ero dietro...
COR. E così son partita con i rossori sul viso.
OTT. Vi ha detto qualche brutta parola?
OTT. Oh, se lo avessi qui!
COR. Come mai è venuto quest'indegno a parlarvi della signora Rosaura?
OTT. Ora qui; son venuto... Me n'ero accorto io, che mi voleva parlar di voi; e il briccone ha voltato il discorso.
COR. E per iscusarsi, e per nascondersi, vi ha domandato la figliuola.
OTT. Corpo del diavolo! Se lo trovo!
COR. Se gliela date, è precipitata.
OTT. Dargliela, dargliela? Un maglio sulla testa.
COR. Se voleste maritarla, io avrei la buona occasione.
OTT. Con chi?
COR. Conoscete il signor Lelio Taglioni?
OTT. Sì, lo conosco: è un uomo troppo caldo, troppo collerico.
COR. In questo caso somiglierebbe voi.
OTT. Io non vado in collera senza ragione.
COR. E lo stesso farà anche lui.
OTT. Abbiamo taroccato insieme più di trenta volte.
COR. Fate a modo mio: dategliela a lui, che il partito è buono.
OTT. Ci ho le mie difficoltà.
COR. Orsù, questa volta avete da fare a modo mio, gliel'avete a dare. Lo dico io, ed è finita.
COR. Già vi ho capito. Tutti i partiti anderanno a monte, perché se non si marita la figlia, non si marita il padre; ed io intanto perdo il tempo, perdo delle buone occasioni, ed il signor padrone se la passa ridendo.
OTT. Corallina, tu pensi male.
COR. Era quasi meglio che io ascoltassi il signor Florindo.
OTT. Parli da pazza; parli da bestia; mi vuoi far dire degli spropositi.
COR. Meno furie: o sposatemi, o me ne vado.
COR. Signor no; maritate prima la signora Rosaura.
COR. Vedo uno: aspettate un poco.
OTT. Chi è?
OTT. Che cosa vuole?
COR. Oh, questa è bella! Chi son io? Una pettegola? Non vi fidate di me? Non posso parlar con nessuno? Sia maledetto.
OTT. (Costei mi fa ingoiare di gran bocconi amari; ma le voglio bene, e ho paura di disgustarla. Chi diavolo è colui? Or ora vado e parlo. Non posso più). (da sé)
COR. Via, eccomi qui. Venitemi dietro, per paura che non mi rubino.
OTT. Chi è colui?
COR. Il servitore del signor Lelio.
OTT. Che cosa vuole?
COR. Il suo padrone vorrebbe parlarvi.
OTT. Vorrà parlarmi per Rosaura.
OTT. Ed io l'ho da dare così a dirittura a uno che mi piace poco?
COR. Non la volevate dare a Florindo?
OTT. Con quello non ci aveva antipatia.
COR. E con questo non ci avete genio, perché ve lo propongo io.
OTT. Cospetto!... gliela darò.