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COR. Alto, alto, signori miei. Bravo, signor padrone, mantenete bene le promesse, i giuramenti.
OTT. Corallina mia, son quasi crepato.
OTT. No.
COR. Ehi! ricordatevi che ho la pistola.
OTT. Mettetela fuori contro di lui, e non contro di me.
LEL. Che pistola? Mi userete qualche superchieria? Non sarebbe maraviglia, che la tentasse un villano come voi siete.
OTT. Villano a me? (arrabbiato)
COR. Il giuramento. (Ottavio freme) Via, signor Lelio, calmate le vostre collere. La signora Rosaura sarà vostra sposa. Son donna; ma potete di me fidarvi.
LEL. Sì, mi fiderò più di voi, che di quel cabalone.
OTT. Temerario! (arrabbiato)
COR. Il giuramento, dico.
OTT. Uh! (getta la spada, e va via correndo)
COR. Venite con me, se vi preme la signora Rosaura.
LEL. Ma come è andata la cosa del signor Florindo?
COR. Venite, e tutto vi narrerò.
COR. Insieme non va bene. Precedetemi, che ora vi seguo.
LEL. Sì, come volete. Purché Rosaura sia mia, arrischierò anche la vita. (parte)