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BEAT. Venite con me; non abbiate paura.
FLOR. Signora Beatrice, voi mi mettete in un brutto impegno.
BEAT. Siete di così poco spirito?
FLOR. Dello spirito ne ho il mio bisogno, e in un incontro son giovane da sapermi guardare; ma venir in casa di uno che non mi vuole, con quel ch'è stato, con quel ch'è successo: non vorrei che si dicesse aver io commesso un'azione cattiva.
BEAT. Finalmente son io che v'introduco. Potete sempre salvarvi con questa buona ragione.
FLOR. Eccomi qui: ci sono. Che speriamo noi da questa mia venuta?
BEAT. Mia cugina ha necessità di parlarvi.
BEAT. Sarà nella sua camera; ma prima di condurvi da lei, aspettate ch'io vada a veder se è sola, e se vi posso introdurre senza che mio zio vi sorprenda.
FLOR. E intanto ho da restar qui esposto a chi va e chi viene?
BEAT. Vi nasconderò in quella stanza. (accenna quella di Rosaura)
BEAT. È una stanza quasi disabitata. Mio padre se ne serviva di studio; ma ora non l'adopera alcuno.
FLOR. Signora Beatrice, badiamo bene a quel che si fa.
BEAT. Sento gente. Presto, presto, entrate. (apre la porta)
FLOR. Il cielo me la mandi buona. (entra, e Beatrice chiude)
BEAT. Presto, presto, ad avvisar mia cugina. (parte)