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ROS. Voi qui?
FLOR. Sì signora. Il vostro signor padre è stato fermato in casa del forestiere, che doveva egli medesimo visitare. Discorrono d'interessi, ed io mi sono preso l'ardire d'incomodarvi di nuovo.
ROS. Meritereste ch'io vi voltassi le spalle.
FLOR. Perché, signora? Che cosa vi ho fatto?
ROS. Non mi volete dire la verità.
FLOR. E siam qui sempre! Pagherei assaissimo, che poteste cogli occhi vostri assicurarvi della mia sincerità.
ROS. Potete farlo quando volete.
FLOR. Come?
ROS. Introducendomi di nascosto.
FLOR. Voi ardirete di venir sola?
FLOR. Per un simile luogo, la serva non è compagnia che basti.
ROS. Verrà mia madre. Se voi la pregherete, verrà.
FLOR. Rosaura, compatitemi. Ve l'ho detto altre volte. I miei amici non vogliono donne; ed io non deggio...
ROS. E voi non dovete disgustarli per me. Vedo che di essi più che di me vi preme, ed ecco il fondamento di credervi un menzognero, un infido.
FLOR. Orsù, Rosaura, per darvi una prova dell'amor mio, tralascierò d'andarvi. Così sarete contenta.
ROS. Mi darete ad intendere di non andarvi, ma vi anderete.
FLOR. No, vi prometto, non vi anderò.
FLOR. Vi confermerò la promessa col giuramento.
ROS. Non voglio giuramenti, voglio una sicurezza maggiore.
ROS. Mi promettete di darmela?
FLOR. Sì, quando ella da me dipenda.
ROS. Ditemi... Ma badate bene di non mentire.
ROS. Avete voi le chiavi, come hanno gli altri?
ROS. Delle porte di quella casa, dove non possono entrar le donne?
FLOR. Sì, le ho, non posso negarlo.
ROS. Questa è la sicurezza che pretendo da voi. Datemi quelle chiavi.
FLOR. Ma... queste chiavi... nelle vostre mani...
ROS. Ecco la bella sincerità! Ecco il fondamento delle vostre promesse, dei giuramenti vostri!
FLOR. Non vedete, che s'io volessi ingannarvi, potrei darvi le chiavi, ed unirmi poscia con un amico per essere non ostante introdotto?
ROS. Non credo che vogliate mendicar i mezzi per essere mentitore. Mancandovi le chiavi, vi manca, secondo me, l'eccitamento maggiore. Florindo, se mi amate, fatemi la finezza di depositarle nelle mie mani.
FLOR. Ah Rosaura, voi mi volete indurre ad una cosa, che per molti titoli non mi conviene.
ROS. Avete voi intenzione di andar in quel luogo, sì o no?
FLOR. Certamente, vi prometto di no.
ROS. Che difficoltà dunque avete a lasciarmi le chiavi?
FLOR. Vi dirò... queste chiavi... se passassero in altre mani, potrebbero produrre degli sconcerti.
ROS. Vi prometto sull'onor mio, che non esciranno dalle mie mani. Siete ora contento? Mi fareste l'ingiuria di dubitare di me? Vorrei vedere anche questa.
FLOR. Cara Rosaura, dispensatemi.
ROS. No certamente. Ecco l'ultima intimazione ch'io faccio al vostro cuore. O fidatemi quelle chiavi, o non pensate più all'amor mio. Se mi pento, se vi perdono, prego il cielo che mi fulmini, che m'incenerisca.
FLOR. Basta, basta, non più. Tenete: eccole, non mi atterrite di più.
ROS. Nelle mie mani saran sicure.
FLOR. Vi prego, non mi rendete ridicolo co' miei amici.
ROS. Non dubitate, son contenta così.
FLOR. Guardate, se veramente vi amo!
ROS. Sì, lo credo; compatitemi se ho dubitato.
FLOR. Quando posso sperare di farvi mia?
ROS. Quando volete voi; quando vuole mio padre.
FLOR. Volo a dirglielo, se vi contentate.
ROS. Sì, ditegli che la tempesta è finita, che torna il sole.
ROS. Io sono più consolata di voi. Queste chiavi mi danno il maggior piacere del mondo.
FLOR. Per qual motivo, mia cara?
ROS. Perché con queste mi assicuro del vostro amore. (E con esse mi assicurerò forse di quel segreto, che mi fa vivere in una perpetua curiosità). (da sé, parte)
FLOR. Gran cosa è l'amore! Tutto si fa, quando si vuol bene. Quelle chiavi le ho date a Rosaura colla maggior pena del mondo. Ma se le ho dato l'arbitrio della mia vita, posso anche fidarle le chiavi di una semplice conversazione. (parte)