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OTT. Oh, ecco un altro camerata. Amicizia.
FLOR. Amicizia. Appunto veniva in traccia di voi.
FLOR. No, cercavo appunto di voi per far le mie scuse, e pregarvi di farle col signor Pantalone. Questa sera non vengo.
LEL. Tant'e tanto, se non venite, pagherete la vostra parte.
OTT. Diteci almeno il perché non venite.
FLOR. Ho un affar di premura. Questa sera non posso.
OTT. Oh via, ho capito. Non viene, perché ha paura.
LEL. Ve lo ha proibito la sposa?
FLOR. Non me lo ha proibito: ma posso far meno per soddisfarla?
OTT. Bravo, genero. Io vi lodo, che siate compiacente con mia figliuola, ma voglio darvi un avvertimento: non vi lasciate prender la mano sì di buon'ora, perché poi ve ne pentirete. Le donne dicono volentieri quella bella parola voglio; e quando si fa loro buona una volta, non la tralasciano più.
FLOR. Non so che dire. Questa volta ho dovuto fare così; un'altra volta poi...
OTT. Oh via, regolatevi con prudenza. Amico Lelio, andiamo, e lasciamo in pace questo povero innamorato. (cerca la chiave)
LEL. Eh amico, quando sarete ammogliato, vedrete il bel divertimento! Se vi tocca una moglie come la mia, volete star fresco.
LEL. Non sono le vostre chiavi?
OTT. Oibò. Ora me ne accorgo; Corallina, nel darmi le chiavi, ha errato. Questa è quella della cantina, e questa è quella della dispensa. Come diavolo le aveva io in tasca di quell'altro vestito? Non la so capire.
LEL. Come faremo a entrare? Bisognerà battere.
OTT. Ci favorirà il signor Florindo. Ci darà egli le sue.
FLOR. Mi dispiace... ch'io non le ho.
OTT. Oh bellissima!
FLOR. Sapendo che io non veniva questa sera, le ho serrate nel mio burrò.
OTT. Vedete, egli è un giovine di garbo; custodisce le chiavi, non le perde come fate voi. (a Lelio)
LEL. E voi le lasciate in balìa delle donne.
OTT. Questo è un bel caso: tutti tre senza chiavi.