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Brighella colle candele di cera, e detti.
BRIGH. Coss'è sto negozio? A st'ora? Coss'è sto mercà de donne?
COR. Brighella, eccoci qui: una, due, tre e quattro. Siamo quattro femmine disperate.
ARL. E mi che fa cinque.
BRIGH. Ma desperade per cossa? Fursi per curiosità de saver quel che se fa là drento?
COR. Non è curiosità, ma volontà rabbiosissima di sapere.
ELEON. Voglio sapere di mio marito.
ROS. Vo' sapere che fa il mio sposo.
COR. Ed io non ho né parenti, né amici, ma ho certo naturale, che vorrei sapere tutti li fatti di questo mondo.
ARL. Da resto po, no se pol dir che le sia curiose.
BRIGH. Signore, le se ferma un tantin. (Ste donne vol far nasser dei despiaseri; adesso ghe remedierò mi). (da sé) Vorle vegnir là drento?
BRIGH. Zitto. Le lassa far a mi, che da galantomo le voggio sodisfar.
BEAT. Ma come?
COR. Sì Brighella è uomo d'onore. Fo io la sicurtà per lui.
BRIGH. Arlecchin, ti ti sa dov'è la porta che referisse in cantina.
ARL. Cussì no la savessio! Ho portà tante volte la legna.
BRIGH. Tiò sta chiave. Averzi quella porta che va nella stradella; condusile drento con quella lanterna, e po serra, e vien per de qua, che te aspetto.
BEAT. Ah Brighella, non ci tradire.
BRIGH. Me maraveggio: le se fida de mi.
COR. Finalmente siamo quattro donne; non abbiamo paura né di venti, né di trenta uomini.
ARL. Le favorissa, le vegna con mi, che averò l'onor de far la figura de condottier. (parte)
BEAT. Rosaura, andiamo. Già che ci siete, non so che dire. (parte)
ROS. Non ci sarei, s'ella non mi avesse dato l'esempio. (parte)
ELEON. O in un modo, o nell'altro, purché veda, sarò contenta. (parte)
COR. Caro Brighella, fateci veder tutto: non già per curiosità, ma così per divertimento. (parte)