Carlo Goldoni
Le donne curiose

ATTO TERZO

SCENA QUARTA

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SCENA QUARTA

 

Leandro, Flamminio e detti.

 

LEAN. Amicizia.

PANT. Amicizia. Gh'aveu insegnà el complimento? (a Leandro)

FLAMM. Servo di lor signori.

PANT. Che servo? Amicizia. (abbracciandolo)

FLAMM. Amicizia. (tutti fanno lo stesso) Mi ha detto l'amico Leandro, che lor signori si degnano favorirmi...

PANT. Che degnar? Che favorir? Sti termini da nu i xe bandii. Bona amicizia, e gnente altro.

FLAMM. Son qui disposto a soccombere a quanto sarà necessario.

PANT. Gnente. Co l'ha pagà una cena, l'ha fenio tutto, e quel che stassera la fa ella, un'altra volta farà un altro novizzo, e cussì se se diverte, e se gode.

FLAMM. Se mi credete abile a supplire a qualche incombenza, mi troverete disposto a tutto.

PANT. Qua no ghe xe maneggi, no ghe xe affari, tutto el daffar consiste in provéder ben da magnar, ben da bever, e devertirse.

FLAMM. Eppure si dice che qui fra di voi altri abbiate diverse inspezioni, diverse incombenze, alle quali si arriva col tempo.

PANT. Oibò, freddure. Chiaccole della zente, alzadure d'inzegno de quelli che no volemo in te la nostra conversazion, i quali mettendone in vista per qualcossa de grando, i ne vorave precipitar.

LEAN. Queste cose gliele ho dette ancor io, e non me le ha egli volute credere.

OTT. Sì, tutto il mondo è persuaso che la nostra unione abbia qualche mistero. Questo è un effetto della superbia degli uomini, li quali vergognandosi di non sapere, danno altrui ad intendere tutto quello che lor suggerisce la fantasia stravolta, sconsigliata e maligna.

LEL. A tavola questa sera vedrete tutte le nostre maggiori incombenze. Chi trincia, chi canta, chi dice delle barzellette, e chi applica seriosamente a mangiar di tutto, la qual carica, indegnamente, è la mia.

FLOR. Saprete che qui non è permesso alle donne l'intervenirvi.

FLAMM. È vero, ed esse appunto sono quelle che fanno assai mormorare di voi e dicono che vi è dell'arcano.

PANT. Coss'è sto arcano? Qua no se fa scondagne, no se dise mal de nissun, né se offende nissun. Ecco qua i capitoli della nostra conversazion. Sentì se i pol esser più onesti, sentì se ghe xe bisogno de segretezza.

1.  «Che non si riceva in compagnia persona che non sia onesta, civile e di buoni costumi».

2. «Che ciascheduno possa divertirsi a suo piacere in cose lecite e oneste, virtuose e di buon esempio».

3. «Che si facciano pranzi e cene in compagnia, però con sobrietà e moderatezza; e quello che eccedesse nel bevere, e si ubbriacasse, per la prima volta sia condannato a pagar il pranzo o la cena che si sarà fatta, e la seconda volta sia scacciato dalla compagnia».

4. «Che ognuno debba pagare uno scudo per il mantenimento delle cose necessarie, cioè mobili, lumi, servitù, libri e carta ecc.».

5. «Che sia proibita per sempre la introduzion delle donne, acciò non nascano scandali, dissensioni, gelosie e cose simili».

6. «Che l'avanzo del denaro che non si spendesse, vada in una cassa in deposito, per soccorrere qualche povero vergognoso».

7. «Che se qualcheduno della compagnia caderà in qualche disgrazia, senza intacco della sua riputazione, sia assistito dagli altri, e difeso con amore fraterno».

8.  «Chi commetterà qualche delitto o qualche azione indegna, sarà scacciato dalla compagnia».

9. (E questo el xe el più grazioso, el più comodo de tutti). «Che sieno bandite le cerimonie, i complimenti, le affettazioni: chi vuol andar, vada, chi vuol restar, resti, e non vi sia altro saluto, altro complimento che questo: amicizia, amicizia». Cossa ghe par? Èla una compagnia adorabile?

FLAMM. Sempre più mi consolo di esservi stato ammesso.

 

 

 


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