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ZAN. Sioria vostra4. (al Dottore) E cussì, siora novizza, nualtri semo mario e muggier5.
ZAN. Donca cossa femio qua impalai6?
ROS. E che cosa vorreste fare?
ZAN. Oh bella! mario e muggier.
ROS. Marito e moglie lo saremo, torno a dir, così spero: ma ora il matrimonio non è ancora fatto.
ZAN. No? Mo cossa ghe vol per far el matrimonio?
ROS. Vi vogliono molte cerimonie e solennità.
ZAN. Parlemose schietto. Me accetteu per vostro mario?
ZAN. E mi ve accetto per mia muggier. Cossa ghe xe bisogno de altre cerimonie? Questa xe la più bella cerimonia del mondo.
ROS. Voi dite bene. Ma qui non si pratica in questa guisa.
ZAN. No? Torno a Bergamo. Torno alle montagne, dove son stà arlevà. Là, co se vol ben, xe fatto tutto. Co do parole se fa un matrimonio: e tutte le cerimonie le se fa tra mario e muggier.
ROS. Vi torno a dire che qui vi vogliono altre solennità.
ZAN. Ma ste solennità quando fenirale?
ROS. Ci vogliono almeno due giorni.
ZAN. Oh, figureve se aspetto tanto!
ZAN. O femo subito, o no femo gnente.
ROS. Ma questo è un disprezzo che fate della mia persona.
ZAN. Ghe disè desprezzo a voler concluder el matrimonio? Saveu quante putte7 che vorave esser desprezzae in sta maniera?
ROS. Ma che diavolo! non potete aspettar un giorno?
ZAN. Ma disè, cara vu: ste solennità e ste cerimonie no le se poderave far dopo el matrimonio? Concludemo le cosse tra de nu, e po andemo drio a cerimoniar anca un anno, che no ghe penso gnente.
ROS. Eh, signor Zanetto, mi pare che vi vogliate prender divertimento di me.
ZAN. Seguro che me vorave devertir, ma col matrimonio.
ZAN. Dise el proverbio: chi ha tempo, no aspetta tempo. Via, no me fe più penar. (s’accosta, e vuol toccarle la mano)
ROS. Ma questa poi è un’impertinenza.
ROS. Abbiate giudizio, vi dico.
ZAN. Siben, giudizio. (vuol abbracciarla, ella gli dà uno schiaffo)
ZAN. (Senza parlare si ferma attonito, si tocca la guancia. Guarda in viso Rosaura, fa il motto dello schiaffo, la saluta, e alla muta correndo parte)