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FLOR. Ma, caro amico, perché questa volta vi dimostraste cotanto da voi diverso? Fingete? O qual capriccio è il vostro?
ZAN. Sior, no finzo gnente. Mai più in vita mia ho abuo tanta paura. Se no vegnivi vu, el me sbasiva de posta32.
FLOR. Godo d’avervi salvata la vita.
ZAN. Sieu benedio33: lassè che basa quella man che m’ha liberà.
FLOR. Ma io ho fatto con voi quello che voi avete fatto con me: voi avete salvata la mia vita, ed io ho salvata la vostra.
FLOR. Sì, quando mi difendeste contro Lelio la prima volta.
FLOR. I pari vostri si scordano i benefici che fanno, per modestia. Amico, io vi consiglio partir di Verona, perché dubito siate conosciuto.
ZAN. Anca mi credo che i m’abbia cognossuo.
FLOR. E se vi conoscono, guai a voi.
FLOR. Vi par poco aver dato uno schiaffo?
FLOR. Ah, l’avete avuto voi lo schiaffo?
ZAN. Sior sì. Mo che credevi... che ghe l’avesse dà mi?
FLOR. Ma la donna non l’avete più vista?
ZAN. Sior no, no l’ho più vista.
FLOR. (Nemmen io ho potuto ritrovar Beatrice). (da sé)
ZAN. No me curo gnanca35 de véderla.
FLOR. Oh sì, farete bene. Non ve ne curate più. Fate a mio modo, tornate a casa vostra.
FLOR. Posso servirvi in conto alcuno?
FLOR. (Pare diventato uno sciocco. Amore fa de’ brutti scherzi). (da sé, parte)