Carlo Goldoni
I due gemelli veneziani

ATTO TERZO

SCENA TERZA

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SCENA TERZA

 

Pancrazio, Bargello e birri in disparte.

 

PANC. (Veramente son belle queste gioje: ma la legatura è antica, e i diamanti sono tanto sporchi che non compariscono. Con questa polvere risalteranno assai più). (da sé)

BARG. (Quel bauletto di gioje è appunto quello che ha indicato Arlecchino). (osservando in disparte)

PANC. (Spererei con questo bel regalo di guadagnarmi la grazia della mia cara Rosaura). (da sé)

BARG. Alto, signore, con sua licenza.

PANC. Che c’è? Cosa volete?

BARG. Favorisca quelle gioje.

PANC. Per qual ragione?

BARG. Perché sono rubate.

PANC. Come? Io sono un galantuomo.

BARG. Da chi le ha avute vossignoria?

PANC. Dal signor Zanetto Bisognosi.

BARG. Il signor Zanetto Bisognosi dice che gli sono state rubate; onde ella che le tiene, è in sospetto di tale furto.

PANC. Un uomo della mia sorte? Della mia esemplarità?

BARG. Basta, si contenti che la lascio in libertà. Porto le gioje a Palazzo, e se vossignoria è innocente, vada a giustificarsi.

PANC. Io per la curia? Io per i tribunali? Son conosciuto, sono un uomo d’onore.

 

 

 


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