Carlo Goldoni
I due gemelli veneziani

ATTO TERZO

SCENA QUARTA

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SCENA QUARTA

 

Zanetto e detti.

 

PANC. Oh, ecco appunto il signor Zanetto. Dica egli come ho avute codeste gioje.

ZAN. Zogie? Le mie zogie?

BARG. Signor Zanetto, conosce queste gioje?

ZAN. Sior sì, queste xe le zogie che m’ha lassà mio sior barba. Le cognosso, le xe mie.

PANC. Sentite? Le conosce. Erano del suo signor zio, erano sue. (al Bargello)

BARG. Ed ella le ha date al signor Pancrazio? (a Zanetto)

PANC. Signor sì, signor sì, egli me le ha date. Non è vero?

ZAN. Mi no so gnente, mi no v’ho gnente.

PANC. Come non mi avete dato nulla? Mi maraviglio di voi.

ZAN. E mi me maraveggio de vu. Questa xe roba mia.

PANC. Oh cielo! Volete farmi perdere la riputazione?

ZAN. Perdè quel che volè, no ghe penso gnente. Quel zovene, deme la mia roba. (al Bargello)

PANC. Poter del mondo! In casa del signor Dottore, in camera della signora Rosaura, voi me l’avete date e ne sapete il perché.

ZAN. un busiaro, che no contè altro che fandonie. M’avè anca dito che le donne gh’ha i occhi de fogo, e no xe vero gnente.

PANC. Signor bargello, costui è un pazzo. Datemi quelle gioje.

BARG. O pazzo, o savio, le gioje le porteremo dal giudice, e toccherà a vossignoria a far conoscere chi gliel’abbia date. Andate, scarcerate Arlecchino, e conducetelo dal giudice ben custodito. (ai birri, e parte)

PANC. Troverò testimoni. Ora, subito, il signor Dottore, Brighella, la signora Rosaura, Colombina: tutta, tutta la casa del Dottore... ora... subito... vado... aspettatemi... vengo... la mia riputazione, la mia riputazione, la mia riputazione. (parte)

 

 

 


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