Carlo Goldoni
Il genio buono e il genio cattivo

ATTO PRIMO

SCENA PRIMA     Giardino rustico con vari alberi fruttiferi e varie piante di fiori. Da un lato una capanna grande, di cui non si vede che l'entrata. In fondo la scena due alti cespugli, o due folti boschetti di alberelli truccati uno per parte, e nel mezzo una fontana rustica parimente truccata. Pił avanti, di qua e di lą, due alberi isolati, uno per parte, anch'essi truccati.   Arlecchino e Corallina escono dalla capanna ridendo, saltando e cantando.

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ATTO PRIMO

 

 

 

SCENA PRIMA

 

 

Giardino rustico con vari alberi fruttiferi e varie piante di fiori. Da un lato una capanna grande, di cui non si vede che l'entrata. In fondo la scena due alti cespugli, o due folti boschetti di alberelli truccati uno per parte, e nel mezzo una fontana rustica parimente truccata. Più avanti, di qua e di , due alberi isolati, uno per parte, anch'essi truccati.

 

Arlecchino e Corallina escono dalla capanna ridendo, saltando e cantando.

 

COR. Allegramente, Arlecchino.

ARL. Allegri, muggier, allegri.

COR. Sono così contenta, che mi pare di esser una regina.

ARL. E mi, dopo che son to mario, sento proprio ch'el cuor me bàgola. Salterave sempre co fa un puttelo. Me despiase co dormo. No vorave mai indormenzarme per no perder un momento de consolazion.

COR. Osserva, Arlecchino, osserva i fiori che io ho piantati. Vedi come sono belli, come sono odorosi.

ARL. Varda quel perer che ho incalmà. Varda che bei peri, che boni peri! (stacca una pera, e la a Corallina) Senti, i par de zucchero, de miel, de botirro.

COR. Sì, caro, ti ringrazio. Aspetta. Voglio anch'io regalarti. Tieni una rosa, un giacinto, un garofano, un tulipano. Ecco un mazzo di fiori che ti presenta la tua cara consorte.

ARL. Oh benedetta! oh cara! oh che consolazion! oh che gusto!

COR. Vuoi tu ch'io vada a preparare da pranzo?

ARL. Zitto. Vedistu quel boschetto? Ho teso una rede e diversi lazzi, per véder se me riesce de chiappar quattro oseletti. Zitto, vago a véder pian pian, e se ghe ne trovo, te li porto; li peleremo, e ti li cusinerà ti, colle to care manine.

COR. Sì, sì, tu sai ch'io so fare delle piatanzine gustose.

ARL. Oh che piatanze, condie dall'amor, dalla pase, dalla contentezza de cuor! (si accosta serso il boschetto)

COR. No, non vi può essere al mondo una donna più contenta, più fortunata di me.

ARL. (Vicino al boschetto) Muggier. (sotto voce)

COR. Cosa c'è? (sotto voce)

ARL. Sento a mover. Ghe xe qualcossa. (sotto voce)

COR. Animo, da bravo. (Mentre Arlecchino vuole allungar la mano al boschetto, esce di una fiamma)

ARL. Aiuto! (ritirandosi)

COR. Cos'è ?

ARL. Gh'ho visto fogo. (timoroso)

COR. Dove?

ARL. . Qualchedun che cusina i oseletti.

COR. Eh via. Non è possibile: andiamo.

ARL. Gh'ho paura.

COR. Eh, vieni con me. (lo prende per mano)

ARL. Andemo. (Si accostano al boschetto, e quando sono vicini, esce un'altra fiamma, e nel medesimo tempo il boschetto si dilata, e di esce il Genio Cattivo. Arlecchino vuol fuggire)

 

 

 


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