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COR. È sparito, non si vede più.
ARL. No vorave che anca sti bezzi m'andasse in fumo.
COR. Dalli a me, che li custodirò.
ARL. Siora no, siora no. Oh cari! oh co belli! me li voggio coccolar mi.
COR. Cosa farai di quel danaro? In che cosa l'impiegherai?
ARL. Sangue de mi! Ti vederà cossa che farò! Comprerò, dove che anderemo, el bon, el meggio che ghe sarà da magnar: capponi, galline, colombini, maccaroni, formaggio; tre o quattro cuoghi in cusina, magnar sie o sette volte al zorno. Panza mia, preparate de far festa.
COR. Sciocco che sei! tu non pensi che a mangiare. Vedrai come io impiegherò il mio danaro! Abiti sontuosi, gioje stupende, casa magnifica, carrozze, servitori, camerieri, lacché, festini, conversazioni, passeggi.
COR. Il mangiar è l'ultima cosa.
ARL. E mi digo che la xe la prima, e no vôi che ti consumi i bezzi in minchionerie, e vôi pensar a magnar, e damme quei bezzi che li voggio mi custodir.
COR. Signor no, li voglio tener io, e spenderli a modo mio, e faresti meglio a consegnarmi anche i tuoi.
ARL. El manizo della casa tocca al mario, e voggio quei bezzi, e no me far andar in collera.
COR. Che collera! Che presunzione!
ARL. Dammeli, che li voggio. (vuol prenderli a forza)
COR. Lasciami stare, impertinente, briccone. (in collera)
ARL. A mi bricon? Te darò uno slepa. (fa l'atto di darle uno schiaffo)
COR. A me uno schiaffo? Giuro al cielo, a me uno schiaffo?