Carlo Goldoni
Il genio buono e il genio cattivo

ATTO SECONDO

SCENA QUARTA   Monsieur Crayon, con una carta di musica in mano, ed i suddetti.

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SCENA QUARTA

 

Monsieur Crayon, con una carta di musica in mano, ed i suddetti.

 

CRAY. (Passeggia cantuzzando sotto voce)

ARL. La diga, èlo un musico quel signor? (a Palissot)

PAL. Non signore. È un giovane assai civile, che ama la musica e si diverte.

ARL. Certo; l'è una cossa che fa da rider. In Franza tutti canta. Sappia o no sappia, gh'abbia ose o no gh'abbia ose, tutti vol cantar, tutti canta.

ANZ. (Mo chi mai xe sta bestia? Me sento proprio che me vien i suori). (da sé)

CRAY. (Sente, si accosta bel bello e saluta le due donne)

LE DONNE (Si alzano, fanno la riverenza e tornano a sedere)

CRAY. È forastiere questo signore? (Verso Arlecchino, sorridendo)

ARL. Sior sì. Cossa gh'ìntrela ela, patron?

LA F. È un italiano che non è contento delle donne di Francia.

CRAY. Ha ragione. Le signore di Francia sono poca cosa per un uomo di spirito come lui. (sorridendo)

ARL. Cossa voràvela dir? Crédela che no ghe sia altri omeni de spirito che i francesi?

CRAY. Anzi ho in grandissimo credito il talento de' signori italiani; e vossignoria mi conferma nella mia opinione. (sorridendo)

ANZ. (No posso più). (si alza e passeggia)

ARL. Ah! cossa dìsela! Ghe par che gh'abbia del brio, della disinvoltura? E pur, con tutto questo, ste signore no le vol far grazia, no le me vol per gnente.

CRAY. Scusate, signore mie, fate torto al merito del signor italiano. (alle Donne)

ARL. Séntele? le me fa torto. (alle Donne)

LA F. Noi conosciamo il vostro merito, come lo conosce monsieur Crayon. (con ironia)

ARL. Obbligatissimo alle so grazie. (non si accorge della burla)

PAL. E vi rendiamo quella giustizia ch'egli vi rende. (ironica)

ARL. Effetto della so gentilezza. (con cerimonia)

ANZ. (Oh che alocco! I lo tol per man, e nol se ne accorze). (da sé)

ARL. Se le gh'ha per mi sta bontà, poderave donca torme la libertà... (si accosta colla sedia)

PAL. (Alzandosi) Signore se il vostro talento non vi fa discernere quale stima si fa di voi, non voglio espor d'avvantaggio la mia sofferenza. Madame la Fontaine, andiamo. (parte)

ARL. La favorissa, la senta...

LA F. Signore, per quel ch'io vedo, voi non capite le frasi che hanno del sale, della finezza. Vi parlerò io più chiaro per illuminarvi. Sappiate che le francesi stimano tutti; stimano i forastieri quanto i nazionali medesimi, ma non fanno alcun caso di chi non conosce la politezza. (parte)

 

 

 


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