Carlo Goldoni
Il genio buono e il genio cattivo

ATTO TERZO

SCENA SESTA   Il primo Garzone che accomoda e ripulisce; poi Corallina, vestita all'inglese.

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SCENA SESTA

 

Il primo Garzone che accomoda e ripulisce; poi Corallina, vestita all'inglese.

 

COR. Dove mai si sarà perduto questo birbante di mio marito? Mi ha detto che andava al caffè e che subito ritornava.

GARZ. Comanda qualche cosa, signora?

COR. Ditemi, amico, questa mattina sarebbe capitato per avventura alla vostra bottega un signor forastiere?

GARZ. Sì signora; il diavolo ne ha mandato uno.

COR. Perché dite che il diavolo lo ha mandato?

GARZ. Perché mi ha fatto l'impertinenza di rompermi una pipa in faccia.

COR. Lo conoscete questo forastiere?

GARZ. Non lo conosco, non è più stato a questa bottega, e spero non avrà più voglia di ritornarvi.

COR. Perché? Cos'è stato? (Non vorrei che fosse Arlecchino). (da sé) Gli è succeduto qualche cosa di male?

GARZ. Ha avuto una ronfa di pugni, che se ne ricorderà per un pezzo.

COR. (Povera me!) (da sé) Sapete di che nazione sia questo forastiere?

GARZ. Al parlare, io l'ho preso per italiano.

COR. E non sapete come si chiami?

GARZ. Io non lo so precisamente, ma l'ho sentito gridare come uno spiritato: Sono il cavaliere Batocchio, rispettate il cavaliere Batocchio.

COR. Batocchio? (con affanno)

GARZ. Sì signora, Batocchio.

COR. (Povero Arlecchino!) Siete stato forse voi che l'ha maltrattato? (con isdegno)

GARZ. Non signora, non sono stato io, anzi per sua cagione ne ho buscato la parte mia. Sono stati quattro inglesi quelli che lo han regalato.

COR. E per qual causa?

GARZ. Perché il signor Cavaliere, con sua e vostra permissione, è un impertinente. Sono capitate delle donne. Il signor Cavaliere è saltato in furia le voleva tutte per lui, si è messo come un diavolo per averle. Gl'inglesi l'hanno sfidato, l'hanno battuto, e se non fuggiva, ci sarebbe forse restato.

COR. (Mortificata) Questo signor Batocchio voleva domesticarsi con delle donne?

GARZ. E in che maniera! Io non ho veduto un uomo più effeminato di lui.

COR. Oimè! non posso più, mi vien male. (siede)

GARZ. Che cos'è stato? Lo conoscete questo signore? Vi appartiene egli per qualche cosa?

COR. No, no, non lo conosco, non so chi sia. (Povera me! Sento che la gelosia mi divora). (da sé, con affanno)

GARZ. Ma avete bisogno di qualche cosa? Volete del caffè, del rosolio, del vino di Spagna? Vorrei pure soccorrervi, se potessi.

COR. Non ho bisogno di niente.

GARZ. (Eppure ci dovrebbe essere qualche imbroglio; avviserò la padrona). (da sé) Se volete qualche cosa, chiamate. (parte)

 

 

 


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