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ALÌ Cos'è questo? che cosa è accaduto?
MOR. Questo forastiere temerario ha avuto l'ardire di entrare travestito nella Moschea.
ALÌ Chi sei? Perché in quell'abito? Come e perché ti sei introdotto? Parla, rispondi, e avverti di non mentire.
ARL. Ho le parole ligade, no posso parlar. Ch'i me lassa un poco di libertà, e allora le se desligarà e dirò tutto.
ALÌ Lasciatelo, e ritornate nella Moschea. (ai Mori) E voi circondatelo, e badate che non vi fugga. (ai Soldati)
(I Mori arrabbiati maltrattano Arlecchino, lo lasciano con dispetto, e partono)
ARL. (Adesso me la sbigno. Presto a Bergamo). (gira l'anello, e batte il piede)
ALÌ Presto, dimmi chi sei. (ad Arlecchino)
ARL. Sior sì, subito. (A Bergamo). (da sé, battendo il piede, e gira l'anello)
ALÌ Vuoi parlare? vuoi tu finirla?
ARL. Adesso, sior, un momento per carità. (torna a girar l'anello e a batter il piede) Ah poveretto mi, l'anello no me vol ubbidir... Spirito maledetto, ti m'ha burlà... Genio malandrin, ti m'ha sassinà... (smaniando qua e là per la scena. Le Guardie, credendo che soglia fuggire, lo seguono)
ALÌ O parla, o ti faccio tagliar la testa.
ARL. Son desperà, no gh'è più remedio per mi. Prima ho perso quel poco de giudizio che aveva, po la muggier, po lo spirito dell'anello, e dopo tutto, la speranza. No gh'è più caso, bisogna perir. (al Cadì) La me impicca, la me impala, la me mazza, la me scòrtega, la fazza de mi un tamburo, vôi morir, ma no vôi parlar.
ALÌ S'arresti quel temerario. S'incateni, conducasi alla giustizia, e a forza di tormenti si costringa a parlare. (i Soldati incatenano Arlecchino)