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Il Genio Buono e la suddetta; poi Arlecchino
GEN. B. Che vuoi tu far, sconsigliata?
COR. Oh cieli! Voi venite ad accrescere la mia pena. Voi mi fate arrossire; non ho coraggio di sostenere la vostra vista.
GEN. B. Il rimorso che voi provate in veggendomi, non mi dispiace, e il pentimento vi potrebbe ancora render felice.
COR. No, andate. Non vi è più rimedio per me.
GEN. B. V'ingannate. La speranza non è perduta, ed il rimedio non è lontano.
COR. Perduto il mio caro Arlecchino, che mi resta a sperare? Che mi resta a desiderare?
GEN. B. Pentitevi di non avermi ascoltato, detestate il Genio da cui vi avete lasciata condurre, e può essere che ricuperiate quanto avete perduto.
COR. Posso sperare di ricuperar Arlecchino?
GEN. B. Questo ancora sperar potete.
COR. Ah giuro e prometto, che se ricupero il mio caro marito!...
GEN. B. Qual promessa? qual giuramento? Osate in faccia del Genio Buono patteggiar per la grazia e promettere con condizione? Riconoscete l'inganno vostro; e in luogo di promettere il pentimento, se ricevete da me il favore, pentitevi per meritarlo.
COR. Ah sì, confesso la mia ignoranza: protesto di sempre mai detestare il Cattivo Genio, e di abbandonarmi ai vostri saggi ed amorosi consigli.
GEN. B. Persuaso della vostra sincerità, eccovi la prima prova della mia sincera amicizia. (tocca la rete colla verga, e salta fuori Arlecchino vivo e snello e brillante)
COR. Come qui? Come ti sei salvato dall'onde?
GEN. B. Io sono che l'ho salvato, io che malgrado i torti che fatti mi avete, non vi ho mai perduti di vista, non vi ho mai abbandonati del tutto.
COR. Quant'obbligo! Quanta riconoscenza!...
GEN. B. Siatemi fedeli, e vi prometto condurvi al Tempio della Felicità.
COR. Ah signore, non ci allontaneremo da voi un momento.
GEN. B. Seguitemi, e sarete di me contenti.
COR. Andiamo. (ad Arlecchino)